Servono più risorse per fasce medie e pensioni minime

Ancora una volta, la Cisl dimostra un atteggiamento maturo e responsabile che si concretizza nella capacità di confronto con le forze di governo. Restare ai tavoli dall’inizio alla fine significa voler partecipare attivamente al cambiamento e con quella determinazione pragmatica necessaria al raggiungimento dei risultati. Ed ecco perché la Cisl non sciopera.

Il sindacato deve dare seguito alla propria natura contrattuale senza pregiudizi. È evidente la presenza in questa Manovra di Bilancio di misure su cui la Cisl si è battuta, ottenendo dei risultati. In tema di lavoro, rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale e contributivo non era affatto scontato. Eppure, nella manovra c’è, così come l’accorpamento delle prime aliquote Irpef e la conferma per un triennio della defiscalizzazione al 5% su salari di produttività e welfare contrattato.

Tutto ciò, ci consente di evidenziare che circa il 60% delle risorse complessive della manovra sono impegnate per il sostegno ai redditi medio bassi. Sono stati rafforzati fino al 2027 gli incentivi alle assunzioni di interventi per giovani, donne, lavoratori svantaggiati del Mezzogiorno e in area Zes e anche sulle pensioni sono state accolte le istanze del sindacato, con indicizzazione all’inflazione e gli incentivi fiscali e contributivi ai lavoratori che ritardano il pensionamento. La Cisl chiederà ulteriori sforzi al Governo, come ha avuto modo di annunciare il nostro leader nazionale Sbarra, per esempio su Irpef e pubblica amministrazione.

La Cisl al tavolo di confronto resta saldamente seduta perché pensa che si debbano incrementare ulteriori risorse per le pensioni minime e per gli sgravi fiscali alle fasce medie. Allo stesso tempo, bisogna utilizzare le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza consolidando la governance partecipata. Inoltre, siamo preoccupati per la scuola su cui grava il taglio strutturale degli organici, inoltre non viene previsto un pieno turnover nella pubblica amministrazione, come anche per la riduzione delle risorse previste sull’automotive.

Nella nostra regione, abbiamo bisogno di rilanciare la politica industriale ed energetica, così come altri settori produttivi. La Puglia sta registrando segnali di crescita, anche se il ritmo è meno sostenuto rispetto al passato. L’occupazione continua a essere prevalentemente maschile, mentre i dati relativi a donne e giovani restano poco incoraggianti. In questo contesto, il dialogo sociale assume un ruolo cruciale per affrontare le sfide di un settore terziario che rimane centrale per l’economia regionale. L’approfondimento dei singoli temi e l’intenzione reale di affrontarli nel merito è la strada che percorriamo da tempo, per rilanciare l’occupazione giovanile e femminile.

In tal senso, non possiamo che rimarcare l’esigenza strutturale a livello regionale di confrontarci al più presto sul bilancio di previsione 2025, così da poter discutere nel merito degli interventi necessari in Puglia, non limitandosi ad una semplice ratifica all’ultimo minuto per poi essere nell’impossibilità materiale di approfondirla, considerata l’approvazione entro la fine dell’anno.

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