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Senso di colpa? Lasciarlo fluire per non restare schiacciati

Una delle trappole in cui cade spesso la psiche umana è il senso di colpa. Fino dall’infanzia siamo educati a rispettare schemi e modelli che rispecchiano aspettative e norme che non ci appartengono, ma che diventano nostre crescendo.

Nel momento in cui non le rispettiamo ci sentiamo inadeguati e colpevoli di essere venuti meno a un imperativo categorico, una sorta di Super Io freudiano che separa il bene dal male. Ma questa “bussola dei Valori” determinando i comportamenti in qualche modo ci impedisce di esprimere la nostra autenticità. Ma è sempre stato così? Nell’antichità questo era un concetto meno psicologico e più sociale.

Pensiamo alla tragedia: Eschilo descrive un crimine efferato nell’Orestea, ovvero il matricidio di Clitennestra, da parte del figlio per vendicare l’assassinio del padre Agamennone. Oreste è colpevole, ma il suo non è tanto un tormento interiore, ma una colpa oggettiva di cui deve risponderne nello spazio pubblico della città. I greci vivono una religiosità molto lontana da quella guidaico-cristiana e pertanto ciò che veramente è importante sono le azioni e le loro conseguenze e non le intenzioni. Pensiamo a Edipo, il suo incesto avviene senza consapevolezza, ma la scoperta di un ordine cosmico violato lo sovrasta, schiacciandolo.

Non ci può essere pentimento, per una colpa così grave, anche se inconsapevole e pertanto l’unica soluzione è un’autopunizione terribile: la cecità. Inoltre parte integrante della cultura greca era la hybris, ovvero quel sentimento spesso tradotto con il termine tracotanza, che faceva perdere agli uomini il senso della misura oltrepassando i limiti umani e questo poteva scatenare la collera degli dei. Per questo motivo gli antichi temevano maggiormente l’ira divina che il rimorso interiore.

Il senso di colpa quindi non è un sentimento eterno, ma una costruzione culturale, che si nutre del nostro giudizio interiore, di quella parte di noi che evoca a sé il diritto di affermare ciò che è giusto o sbagliato. Ma chi stabilisce cosa sia un errore? Sicuramente non la Natura che permette agli alberi di lasciare cadere le foglie in autunno, senza sapere se è bene o male. Succede e questo basta! Il senso di colpa quindi non è nato con l’Uomo, ma è una sua creazione e allora una strategia adeguata per non restarne schiacciati non è quella di combatterlo, ma lasciarlo fluire. Proprio come fa il fiume che prima o poi incontra il mare.

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