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Se la politica dimentica l’opportunità

Francesco Cossiga amava ripetere ai suoi collaboratori che «italiani sono sempre gli altri», per sottolineare quanto fosse diffusa l’abitudine di censurare i comportamenti altrui, ma di saper far finta di nulla allorquando quelle medesime colpe, responsabilità o presunti errori, che avevano solleticato il nostro disappunto e con esso un’irrefrenabile indignazione, ricadevano sulle nostre teste. Questo sport tipicamente italico di puntare l’indice e mettere alla berlina i comportamenti discutibili dei nostri avversari, in modo particolare quando si tratta di politici, ha reso da Nord a Sud, completamente invisibile il confine dell’opportunità.

Ai più sembrerebbe un’inezia, un peccato veniale, di poco conto. Eppure, è quest’ultima, l’opportunità, il ponte che unisce e tiene assieme la forma con la sostanza e viceversa, la percezione con la realtà e che solo in Italia questo collegamento da tempo si è interrotto, o meglio, continua a esser vissuto e percorso tragicamente a senso unico.

Senza qui rispolverare le conseguenze del familismo amorale, concetto reso celebre dal sociologo statunitense Edward Banfield, è necessario rammentare a coloro che rivestono cariche pubbliche, a prescindere pure dal livello istituzionale che si occupa, quanto l’opportunità sia un caposaldo civico fondamentale, architrave della credibilità dei sistemi democratici. È l’humus da spargere sul terreno da fertilizzare in modo che cresca forte e sano il seme della fiducia verso la classe dirigente.

Invece, con il tempo, abbiamo finito per svuotare l’opportunità di ogni valore e della gravità che dovrebbe renderla una medaglia. Così, la vicenda nata come un gossip di fine estate e diventata nel volgere di qualche giorno una querelle politica che ha investito pure Palazzo Chigi, che coinvolge il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e l’imprenditrice-influencer Maria Rosaria Boccia è l’ennesima riprova di quanto gli italiani, alla fine restino ancora sempre e soltanto gli altri. Il ministro si difende mostrando scontrini, estratti conto della sua carta di credito, precisando che neanche un euro dei soldi pubblici è stato mai speso per pagare i viaggi, le ospitate e le trasferte della sua presunta collaboratrice e così facendo cerca di tutelare agli occhi dell’opinione pubblica la sua onestà e la sua integrità, qualità che potrebbero forse salvargli il posto e la poltrona ministeriale.

Però, questa linea difensiva per quanto legittima, tralascia volutamente di considerare quanto per i pubblici servitori l’opportunità viene prima della forma e ancor prima della sostanza, anzi se cade la prima le altre due non hanno ragione d’essere, diventano suppellettili impolverate. Ecco perché la social-novela che vede come co-protagonisti Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia riaccende le luci sulla ineludibilità del valore dell’opportunità quale metro di giudizio dell’agire politico. Infine, in questa vicenda tipicamente e tristemente italiana, c’è anche l’altra faccia medaglia che è quella dell’opportunismo del momento. Come quello della stessa Boccia, che grazie a uno stillicidio rancoroso e indecoroso di storie su Instagram sta guadagnano decine di migliaia di follower, tanto che il suo account in meno di una settimana è passato da 27mila a 50mila iscritti. Numeri che si portano dietro audience e, quando sarà passata la bufera, potranno essere facilmente monetizzati se costei è effettivamente una influencer.

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