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Se la politica cerca l’impunità non resta che sperare in Mattarella

“In medio stat virtus”. Con questo vecchio motto latino, potremmo spiegare ai cittadini italiani cosa sta succedendo in Parlamento, dove si stanno discutendo provvedimenti in materia di giustizia, che hanno trasformato le aule parlamentari in una “canea” tanto incomprensibile quanto fastidiosa.

Guelfi e ghibellini come sempre: da una parte la maggioranza che sostiene i provvedimenti del ministro guardasigilli Carlo Nordio, magari con l’aiuto quantomai disinteressato di Italia Viva di Renzi, e dall’altra le opposizioni; in mezzo la giustizia, presa a cazzotti tanto da destra quanto da sinistra.

Siccome a tener banco, come sempre, non è l’interesse generale, si dicono cose serie da un lato e dall’altro, così come si dicono cazzate sia da destra che da sinistra. A noi cittadini tocca assistere da inermi e, purtroppo, certificare che nove volte su dieci, sono le cazzate ad avere la meglio.

Infatti, se un ministro della Giustizia, che peraltro ha fatto per 40 anni il magistrato, è convinto che l’interrogatorio preventivo obbligatorio del giudice, nei confronti dell’indagato su cui pende una richiesta di arresto per pericolo di reiterazione del reato, sia un principio di civiltà, o sta sognando cieli celesti e verdi praterie o deve cambiare pusher. Se le opposizioni si arroccano su una difesa aprioristica della magistratura, così come puntualmente e doviziosamente ce l’ha raccontata Palamara, o sono collusi o devono smettere di bere. Insomma, par di capire che in quelle aule nessuno voglia ricondurre il dibattito a serietà e ragione. Servirebbe un richiamo forte e credibile.

Mi piacerebbe leggere un messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica, che richiamasse i parlamentari a difendere le aspirazioni di giustizia dei normali cittadini italiani; ad aver cura, riguardo e rispetto dell’interesse generale, anziché preoccuparsi del particolare per difendere i “mariuoli” di oggi e di domani che, purtroppo, allignano in ogni ordine e grado delle varie forze politiche. Ma forse anch’io sogno o devo cambiare pusher.

Tornando ai lavori parlamentari in tema di riforma della giustizia, sembrerebbe proprio che la maggioranza si stia impegnando per garantire ampi spazi di manovra ai delinquenti e stia comprimendo le concrete possibilità di intervento da parte di tutte le forze dell’ordine e della magistratura.

Credo che la norma, appena votata in Senato (grazie a Dio c’è tempo perché diventi legge e, quindi, c’è tempo per un ravvedimento) sulla riduzione a 45 giorni dei tempi per le intercettazioni, la dica lunga su chi e che cosa si intenda tutelare. Non sto a spiegare tecnicamente che cosa accadrebbe successivamente; mi basta spiegare che a garanzia dell’indagato, già oggi, le proroghe delle intercettazioni, a seconda dei reati, avvengono ogni 20 o ogni 40 giorni e sono sottoposte al vaglio di un giudice. Cambiare questa norma significa sfiduciare in toto la magistratura che, non è male ricordare, è pur sempre un potere dello Stato. Un potere di controllo, per di più.

Questo quadro, tanto deprimente quanto disarmante, sembrerebbe delineare una politica alla spasmodica ricerca della garanzia di impunità. Lo dico e lo scrivo con grande preoccupazione perché, siccome da tutte le parti, lì dentro c’è sempre qualcuno che ha da farsi perdonare qualcosa, non vorrei che sulla nostra pelle, si trovasse, come sempre, il solito accordo al ribasso tra maggioranza e opposizione. Ma abbiamo sempre una speranza e cioè la speranza che il nostro beneamato presidente esca finalmente e una volta per tutte dalla naftalina.

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