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Se i social non aiutano gli elettori

Questa che stiamo vivendo è forse la campagna elettorale che più delle altre, da quando si sono affacciati in questo contesto, sta vedendo i social media come veri protagonisti. Non era mai successo. Non passa giorno che non vi sia una frase, uno scambio, meglio scontro, un messaggio avvenuto sui social media a fare notizia, a rompere lo schermo della vecchia Tv e a diventare, a tutto tondo, la notizia del giorno.Per non parlare di TikTok, l’Eden verso i giovani che tutti vogliono conquistare, senza minimamente conoscere la Generazione Z, quei giovani che il digitale lo vivono da sempre come dimensione naturale.

La politica, in questa campagna elettorale del tutto inedita nella nostra storia repubblicana, sta usando queste piattaforme non come dovrebbe, è forse il caso di dirlo chiaramente. I social media, val la pena ricordarlo sempre, sono strumenti di comunicazione.

Nacquero in un momento storico, era il 2004, quando si palesava l’esigenza di una conversazione più dinamica, di una conversazione più diretta e immediata. Nei 4 anni successivi, dal quel 2004, la politica non si è mai accorta che cosa stesse avvenendo alla comunicazione digitale, e alla comunicazione online. Fu poi Barack Obama, nella campagna presidenziale del 2008, a cogliere il potenziale di questi strumenti e a portarli alla ribalta. Anche grazie a quegli strumenti, ben integrati nella sua strategia di comunicazione, Barack Obama vinse la sua prima campagna elettorale, passando alla storia come il primo presidente Usa eletto nell’era dei social media. Da lì in poi sembrava che la politica si fosse accorta che online ci fossero spazi dove poter creare delle relazioni con i propri elettori, dove dare vita a conversazioni dirette con gli elettori.

Del resto, è che quello che chiedono gli elettori, no? Andando avanti, tutto questo iniziale entusiasmo col tempo si è affievolito.

In Italia abbiamo avuto qualche esempio lungimirante, ma non fece molta breccia. La politica nostrana non ha mai considerato i social media come strumenti, li ha sempre considerati un luogo dove “affiggere” messaggi e slogan che non avessero lo scopo di conversare. Un atteggiamento che, a distanza di anni, lo vediamo bene in questa campagna elettorale, dove i post e i tweet sono stati sostituiti da “manifesti elettorali”. E poi, l’uso che la politica italiana fa dei social media è soprattutto quello di polarizzare all’estremo il dibattito politico. Lo scopo è quello di segnare uno spartiacque sempre più netto, in modo tale che alcun tipo di conversazione e confronto serio possa avere la meglio. Tranne in sporadici casi. Vi è poi la errata convinzione, da parte dei politici italiani, che ogni like sui social media corrisponda a un voto. Niente di più sbagliato infatti. La sensazione è che i like arrivino da chi è già convinto e che l’elettore non abbia davvero modo di formularsi una opinione seria. Sarebbe anche difficile del resto. A colpi di “Credo”, “Scegli”, “Pronti” è difficile a convincere chi ancora non ha deciso. Rispetto a tutto questo è interessante notare come quello che stiamo descrivendo trova dei fondamenti concreti. E cioè che questa politicizzazione dei social media in realtà non porta ad un avvicinamento di potenziali elettori, crea quasi l’effetto opposto.

Ma allora i social media influenzano sono utili alla politica oppure no? Ci sono studi americani, come quello del prestigioso Pew Research, che rilevano che il numero di persone che ha trovato le discussioni politiche “interessanti e informative”, attraverso i social media, sia diminuito dal 35% rilevato nel 2016 al 26% del 2020. E ancora, circa il 55% degli utenti social media negli Stati Uniti si sente “stremato” dal numero di post politici sui social media, con un aumento di quasi il 16% nel 2020, rispetto alle presidenziali del 2016. Infine, quasi il 70% degli utenti ha dichiarato nel 2020 che parlare di politica sui social media con persone della parte avversa era spesso “stressante e frustrante”, rispetto al 56% del 2016. Sono dati che ci dimostrano come i social media, se usati come megafono e non come strumenti di relazione, motivo per cui sono nati, diventano luoghi di scontro, spesso con toni molto accesi, se non violenti.

La politica ama quindi diffondere messaggi attraverso i social media che rafforzino ed esaltino le convinzioni degli utenti, invece di metterle in discussione e provare a fare un confronto vero.

E, forse, tutto questo si mostra vano, con la convinzione di avere persistente quell’amato in bocca che lascia ogni qual volta di troviamo di frinte ad una occasione persa. E allora no, i social media usati in questo mondo non aiutano la Politica e tanto meno gli elettori.

Franz Russo è Digital e Social Media Strategist e Blogger

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