La scarsa adesione agli screening oncologici gratuiti ha portato a oltre 50mila diagnosi mancate tra tumori e lesioni pre-cancerose nel 2023. Secondo il report della Fondazione Gimbe, solo il 43% delle persone invitate ha partecipato ai programmi per mammella, cervice uterina e colon-retto. Questo dato è particolarmente preoccupante nel Sud Italia, dove le Regioni mostrano tassi di adesione più bassi a causa di carenze organizzative e scarsa sensibilizzazione.
I dati, dunque, dimostrano la scarsa adesione agli screening oncologici: quanto a quello mammografico, solo il 49,3% delle donne invitate ha aderito, con marcate differenze regionali (dall’82,5% nella Provincia di Trento all’8,1% in Calabria); per quanto riguarda lo screening cervicale, solo il 46,9% delle donne invitate ha aderito, con differenze regionali significative (dal 78% nella Provincia di Trento al 17% in Calabria); quando allo screening colon-rettale, circa il 32,5% delle persone invitate ha aderito, con forti disparità regionali (dal 62% del Veneto al 4,4% della Calabria).
Tuttavia, ci sono segnali positivi in alcune Regioni del Sud, come la Basilicata e la Puglia, che si collocano rispettivamente al decimo e all’undicesimo posto su scala nazionale. L’Asl di Bari ha registrato un incremento straordinario negli screening oncologici nel 2023, con un aumento del 42,2% nelle mammografie e un’estensione degli inviti per il colon-retto e la cervice uterina al 100% della popolazione target.
Ecco alcune proposte per migliorare gli screening per prevenzione. La prima riguarda informazione e sensibilizzazione: aumentare la consapevolezza sulla prevenzione e sugli screening attraverso campagne informative e di sensibilizzazione. Sul piano dell’accessibilità, è indispensabile rendere gli screening più accessibili e gratuiti per tutti, soprattutto per le fasce di popolazione più vulnerabili. Per quanto riguarda l’organizzazione, occorre migliorare l’organizzazione degli screening, ad esempio attraverso la creazione di centri di screening dedicati e la riduzione dei tempi di attesa. Altrettanto importante è l’utilizzo di tecnologie innovative, come la telemedicina e l’intelligenza artificiale, per migliorare l’efficienza e l’efficacia degli screening. Ancora, urge garantire la fornire formazione continua al personale sanitario per garantire che siano aggiornati sulle più recenti linee guida e tecnologie. La sesta proposta riguarda la partecipazione attiva: coinvolgere attivamente la popolazione target negli screening, ad esempio attraverso la creazione di gruppi di supporto e di sensibilizzazione.
Proseguendo, non si può prescindere da valutazione e monitoraggio: valutare e monitorare regolarmente l’efficacia degli screening e identificare aree di miglioramento. Allo stesso modo, non si può prescindere dalla collaborazione tra enti: promuovere la collaborazione tra enti pubblici e privati per migliorare la prevenzione e gli screening. Infine, un ruolo strategico devono rivestirlo sia l’informazione sia l’educazione sanitaria del medico di medicina generale che resta la figura più importante nel rapporto diretto con il cittadino e la famiglia.
Queste proposte possono aiutare a migliorare l’adesione agli screening e a ridurre la mortalità per tumori insieme ad crescita culturale e legislativa dei rappresentanti istituzionali nelle loro varie nomine nazionali e territoriali.
Ludovico Abbaticchio è presidente nazionale del Sindacato medici italiani (Smi)
Bentornato,
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