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Rischio doppione per il sistema dell’inclusione lavorativa voluto dal governo Meloni

La ministra Marina Calderone l’ha presentato come «un innovativo marketplace del lavoro». E i suoi sostenitori sbandierano i dati che parlano di quarantamila persone riuscite a trovare un’occupazione. Il Sistema informativo per l’inclusione sociale e il lavoro (Siisl), però, presenta una serie di limiti che rischiano di depotenziarlo e, dunque, di non favorire l’incontro tra domanda e offerta di occupazione. Con buona pace delle centinaia di migliaia di persone che, soprattutto nel Mezzogiorno, sono ancora in cerca di un impiego.

Ma che cosa manca al Siisl per dare buoni risultati? Creata dal Ministero e gestita dall’Inps, la piattaforma consente a chi è in cerca di lavoro di caricare il proprio curriculum, esprimere le proprie aspettative e consultare le offerte formative o di impiego selezionate attraverso un algoritmo di intelligenza artificiale. Non si tratta di una novità assoluta, certo, ma il Siisl potrebbe affiancare degnamente i motori di ricerca del lavoro in quanto gestito dall’Inps, struttura in grado di sviluppare sistemi di lungo periodo, e capace di svolgere le attività amministrative di gestione delle politiche attive e passive del lavoro.

Perché ho utilizzato il condizionale? Il motivo è presto detto. Come il sociologo Francesco Giubileo ha osservato in una sua recente indagine, il Siisl è “frenato” da una dashboard eccessivamente “burocratica”, un accesso non troppo intuitivo, passaggi piuttosto lunghi, una compilazione del curriculum a tratti farraginosa, senza dimenticare la mancanza di uno strumento che consenta l’estrapolazione diretta dei dati di ciascun candidato e di qualsiasi forma di assistenza.

In più, sulla piattaforma sono presenti prevalentemente annunci di agenzie private del lavoro che è possibile trovare su qualsiasi altro motore di ricerca. Insomma, se si considera che il Siisl non garantisce nemmeno un maggiore indice di affinità tra domanda e offerta di lavoro, si può sostenere come Linkedin e Indeed siano più avanzate e performanti perché capaci di fornire informazioni sui colloqui, suggerire il salario da contrattare, fornire un feedback sulla reputazione dell’azienda e permettere di consultare analoghe offerte delle aziende competitor.In altre parole, il Ministero e l’Inps dovrebbero agire per evitare che il Siisl si riduca in un doppione dell’anagrafe, cioè in uno strumento volto esclusivamente alla produzione di un documento amministrativo.

Il primo modo per centrare l’obiettivo è comprendere che, per quanto utile, l’intelligenza artificiale non può gestire la piattaforma in modo ottimale. Quindi bisogna investire su personale che curi la pre-selezione dei candidati, simuli colloqui di lavoro, verifichi gli impieghi disponibili, gestisca la mediazione tra domanda e offerta e controlli i contenuti prodotti in modo particolarmente minuzioso.
D’altra parte Mimmo Parisi, ex presidente di Anpal, aveva proposto di utilizzare i navigator proprio come punto di riferimento del Siisl. Oltre a coinvolgere gli operatori dei centri per l’impiego, infine, sarebbe opportuno prevedere l’obbligo di caricare le offerte di lavoro sulla piattaforma.

Il Siisl, dunque, è potenzialmente uno strumento prezioso e va, almeno in linea teorica, nella direzione più volte auspicata in passato su queste stesse colonne. Senza gli opportuni accorgimenti, però, rischia di trasformarsi nell’ennesima occasione sprecata. Davvero il governo Meloni vuole che la piattaforma, il cui ruolo è stato abbondantemente enfatizzato dalla ministra Calderone, si riduca a uno strumento inefficace e quindi inutilmente dispendioso?

Di vuoti annunci e performance deludenti nessuno sente il bisogno, soprattutto qui al Sud dove sono ancora tante le persone in cerca di un’occupazione. Chissà se a Roma qualcuno se ne renderà conto.

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