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Riforme, i Lep non sono la panacea

Qualcuno, per indorare l’amara pillola dell’autonomia differenziata, ha presentato i Lep come garanzia di risorse e servizi uniformi su tutto il territorio nazionale. Magari fosse così. Per smentire quella tesi, infatti, basta osservare quanto accaduto dal 2014 a oggi in materia di servizi al mercato del lavoro: in dieci anni nessuno è stato in grado di capire quando e quanto i Lep siano erogati da ciascun centro per l’impiego. Ed è proprio questa opacità a porre seri dubbi in ordine alla concreta realizzabilità dei Livelli essenziali delle prestazioni nelle varie materie indicate dalla legge sull’autonomia differenziata.

Facciamo un salto indietro. Precisamente al 2014, quando il Jobs Act individuò i principi generali per l’organizzazione dei servizi per il lavoro e delle politiche attive da erogare a livello regionale, rinviando a un apposito decreto la specificazione dei Lep. Nel 2018 arrivò il decreto che individuava nel dettaglio i Lep e gli standard di servizio da garantire nei 550 centri per l’impiego regionali; inizialmente, però, tutto rimase sulla carta perché non fu definito il finanziamento statale tanto delle strutture quanto del personale amministrativo necessari per l’erogazione dei Lep.

Ancora, nel 2019, fu finanziato un piano straordinario di potenziamento dei centri per l’impiego regionali e un decreto ministeriale individuò i criteri di utilizzo delle risorse appostate per il loro rafforzamento a livello amministrativo e infrastrutturale: 400 milioni per il 2019, poco più di 403 nel 2020 e 464 a partire dal 2021. Nel 2021, infine, i Lep sono stati rifinanziati attraverso il Pnrr che ha garantito ulteriori 200 milioni per potenziare i centri per l’impiego e realizzare il programma Gol.

Ma che cos’è Gol? È una strategia di rilancio delle politiche attive del lavoro su scala nazionale, che prevede ulteriori Lep, cioè prestazioni da garantire in modo uniforme in tutta Italia: accoglienza, profilazione, patto di servizio personalizzato, orientamento specialistico, accompagnamento al lavoro e così via. Ebbene, a dieci anni dall’entrata in vigore del Jobs Act, non è dato sapere a che punto sia l’attuazione dei Lep in materia di servizi al lavoro.

Come ha opportunamente rilevato la giuslavorista Lucia Valente, oggi il monitoraggio trimestrale del programma Gol non viene più pubblicato. E l’ultima indagine sui servizi per l’impiego fatta dall’Anpal nel 2023 evidenzia differenze di performance tra i centri per l’impiego del Centro-Nord e quelli di Sud e Isole nell’ordine dei 10-15 punti, con divari significativi anche tra i centri per l’impiego attivi nella stessa regione. E nemmeno l’Inapp è in grado di monitorare l’andamento dei Lep erogati dai singoli centri per l’impiego, anche perché i dati messi a disposizione dal Ministero del Lavoro risultano difficili da decifrare.

Il problema, dunque, risiede proprio nella gestione dei Lep che qualcuno, tuttavia, si ostina a presentare come una panacea, un meccanismo che quasi scientificamente dovrebbe garantire uniformità di servizi erogati sull’intero territorio nazionale. Ma se la situazione nell’ambito dei servizi al lavoro è quella che abbiamo descritto, è difficile credere che possa essere diversa per materie come sanità, istruzione e ambiente. E se le Regioni non si sono dimostrate all’altezza del compito per quanto riguarda i servizi al lavoro, non si vede come possano offrire performance migliori in altre materie. Anche perché, in un contesto caratterizzato dalla carenza di dati di monitoraggio, il potere sostitutivo del governo, previsto dalla legge sull’autonomia differenziata proprio per evitare qualsiasi disparità, non può essere esercitato. Quindi piano con gli “entusiasmi”: non saranno i Lep a salvare il Sud dall’ennesima manovra ai suoi danni.

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