Di solito, per indicare una persona molto influente ma poco visibile, si dice: è una “eminenza grigia”. Ma da dove nasce questa espressione? Mi piace raccontarlo perché è una storia dalla quale ho sempre subito un certo fascino. Siamo nel 1624, il cardinale Richelieu, diventa Primo Ministro del Re Luigi XIII; Richelieu risulterà e passerà alla storia come una grande personalità, una figura carismatica che, con le sue scelte, ha condizionato la vita del Regno stesso. All’interno della corte era, anche, conosciuto come l’eminenza rossa, per via del colore del suo abito talare. Segretario e collaboratore fidatissimo del Cardinale Richelieu in quegli anni, fu Padre Francois Joseph Le Clerc du Tremblay; un frate cappuccino che ebbe talmente tanta influenza sulle scelte del Cardinale Rischelieu, da essere ritenuta, appunto, l’eminenza grigia di corte; poco visibile ma moto influente. E, l’appellativo di eminenza grigia nasceva proprio dal colore del suo abito talare, che era appunto grigio, in contrapposizione con quello rosso dei cardinali. Che fosse stata una figura di grande importanza lo testimoniano le parole che alla sua morte pronuncio lo stesso cardinale: “Io perdo la mia consolazione e il mio unico soccorso, il mio confidente e il mio supporto”. Vale poco ricordare che a sostituirlo fu un tale Giulio Mazzarino che finì per succedere allo stesso Richelieu e diventare Primo Ministro di Re Luigi XIV.
Fin qui la Storia e il fascino che essa porta con se, per il carisma e lo spessore di uomini che hanno inciso i loro nomi nelle istituzioni e nel tempo. Traslare tutto e annegare nel ridicolo dei nostri tempi è dispiacere tale, da essere diventato difficile da sopportare. Eppure, non possiamo sottrarci; tale e tanto è l’abominio del quale dobbiamo raccontare.
Che le gesta ridicole di questo Governo sopravanzino di gran lunga quel poco di buono che stanno facendo è cosa ormai chiara a tutti. Ed è nel ridicolo della Santanchè, di Sangiuliano, di Giuli, di Salvini, di Nordio e di Piantedosi, che si muove felpato, invisibile e affabile il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Non stiamo parlando di un Sottosegretario qualsiasi, stiamo parlando appunto dell’eminenza grigia di Palazzo Chigi, sul quale ripone pieno affidamento Giorgia Washington.
Stimato magistrato, Alfredo Mantovano tesse le sue tele lontano dai riflettori e, in molti casi è riuscito a trarre d’impaccio, la corte di sprovveduti, della quale la Presidente Meloni si è circondata. Ma, Mantovano deve gestire una delega tanto pesante quanto importante: i Servizi Segreti.
Ecco, per evitare di inserire il nome di Mantovano in quella conventicola di Ministri e onorevoli che muovono le loro gesta tra il ridicolo ed il vergognoso, il sottosegretario ha l’obbligo di andare a riferire in Parlamento tre cose di primaria importanza; la prima: vuole raccontarci del perché la società israeliana che ci ha venduto un sofisticato sistema di intercettazione, venuta a sapere che erano stati spiati giornalisti e ben individuate persone, abbia deciso di rescindere il contratto per violazione degli accordi? Secondo: nella storia repubblicana, non era mai successo che i Servizi Segreti uscissero allo scoperto per denunciare un Procuratore della Repubblica per violazione del segreto di Stato. Terzo: è ormai di dominio pubblico, che il capo dei Servizi Segreti italiani, tale Giovanni Caravelli l’abbia combinata piuttosto grossa. È accaduto, infatti, che non solo abbiamo restituito un criminale di guerra come Almasri alla Libia, ma pare che per eccesso di zelo si sia fatto molto di più. Abbiamo cioè, messo in un altro volo di Stato il capo dei nostri Servizi Segreti e lo abbiamo spedito a Tripoli al fine di informare le autorità locali, della lista degli 86 nomi di criminali di guerra colpiti da mandato di cattura della Corte Penale Internazionale.
Ecco onorevole Mantovano, ci vuole raccontare da che parte stiamo? Perché se tutte queste cose corrispondono al vero avete l’obbligo morale di dimettervi tutti. E quelli che andranno a sostituirvi avranno l’obbligo morale di scusarsi con il Mondo. Questa la vergogna della quale ci avete macchiati.
Bentornato,
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