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Restituire autorevolezza ai partiti e archiviare l’epoca delle civiche

Caro direttore, l’8 marzo a Roma abbiamo riscritto i contorni della nostra grande ambizione, il Partito Liberaldemocratico (PLD). In un’epoca storica in cui la partecipazione democratica risente di una profonda crisi abbiamo scelto di iniziare proprio dalla parola “partito” – con il rischio di essere impopolari ma con una coraggiosa e consolidata certezza – che nessun progetto politico può vivere, e sopravvivere, se non si basa su una visione di società. Sembra impossibile dirlo nell’Italia di oggi, ma i partiti dovrebbero nascere e svilupparsi non semplicemente intorno a una leadership, ma intorno a un’idea di come – secondo gli aderenti a quella comunità – debba essere la società. La leadership è condizione necessaria per un progetto politico, ma non può essere mai sufficiente.

La crisi della politica oggi è dettata anche dal proliferare di liste civiche che, a differenza dei partiti, spesso nascono attorno a un leader o a un gruppo ristretto, senza strutture consolidate o meccanismi interni di democrazia partecipativa. In molti casi, le decisioni vengono prese in modo più verticale e personalistico, riducendo il confronto e il pluralismo interno. I partiti politici hanno una tradizione di partecipazione democratica più consolidata rispetto alle liste civiche. Sono organizzazioni strutturate, con organi interni eletti, congressi, regole di funzionamento e meccanismi di selezione della classe dirigente basati su processi democratici. Questo garantisce trasparenza, dibattito interno e una maggiore rappresentanza delle varie anime della società. Archiviare le civiche non significa eliminarle con un atto forzato, ma creare le condizioni affinché non siano più necessarie. Se i partiti tornano a essere autorevoli, democratici e ben organizzati, le liste civiche diventeranno un fenomeno marginale, riportando stabilità e coerenza nella politica locale e nazionale.

La nostra sfida, la sfida del PLD nasce proprio da qui, anche da questa semplice differenza semantica, tra partito e civiche – che in politica, vuol dire quasi tutto – iniziare dalla parola “partito” con un notevole obiettivo – restituire la felicità al nostro Paese e ai nostri concittadini – ispirandoci a quella geniale intuizione andata in scena negli Stati Uniti d’America, resa celebre dal bel film di Muccino “La ricerca della felicità”. In quella occasione anche il grande pubblico ebbe modo di conoscere la frase che Thomas Jefferson volle inserire nella dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, firmata il 4 luglio 1776. Lì venivano citati tre diritti inalienabili per proteggere i quali “vengono istituiti tra gli uomini dei governi che derivano dal consenso dei governati il loro giusto potere”. Di questi tre diritti, due sono, se volete, scontati: la vita e la libertà. La vera rivoluzione sta nel terzo: “la ricerca della felicità”.

Oggi gran parte della classe politica italiana, di destra e di sinistra, se dovesse riscrivere quel testo probabilmente scriverebbe direttamente che la società deve garantire direttamente il diritto alla felicità. Sia perché, nella loro ottica, la politica può e deve fare tutto, ivi compreso rifornire i cittadini di felicità, magari a colpi di spesa pubblica. Ma anche perché, probabilmente, affermare che il diritto non è alla felicità ma alla ricerca di essa costituirebbe un messaggio poco attraente: perché devo farti fare lo sforzo di cercarla? Ma te la do io la felicità! Fortunatamente Thomas Jefferson la vedeva in modo diverso. Pensava che lo Stato non potesse né dovesse dare la felicità ad alcuno, ma dovesse semplicemente creare e mantenere le condizioni affinché ciascun cittadino fosse in grado di costruirsi il proprio percorso, realizzare il proprio potenziale e trovare la propria felicità. E forse questa rappresenta la più importante mission del PLD: proteggere la felicità. Il sentiero verso la grande prateria liberaldemocratica è spalancato, ora tocca a noi percorrerlo, certi che, per ora, la partecipazione sarà il più importante successo verso un’Italia del merito e dell’eccellenza.

Matteo Viggiani è referente pugliese e co-fondatore del Partito Liberaldemocratico

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