Quell’insostenibile voyeurismo moderno per la vita degli altri

Ha fatto scalpore, nelle scorse settimane, la storia di Vincenzo Coviello, ex dipendente della banca Intesa Sanpaolo, accusato di aver spiato i conti correnti di ben 34 personaggi di spicco della politica italiana. Dalle prime ricostruzioni dell’inchiesta della Procura della Repubblica si apprende che il banchiere, dalla sua sede di Bisceglie, ha effettuato più di 6600 accessi abusivi, visionando i movimenti bancari di 3572 clienti, distribuiti in 679 filiali in tutta Italia. Molte le persone attenzionate dal guardone e curioso tra cui circa 34 personalità della politica nazionale, 43 persone dello sport e dello spettacolo e circa 70 dipendenti interni della stessa banca del Coviello.

Improvvisamente si è pensato a un tentativo di spionaggio ad hoc nei confronti di alcuni personaggi e, di conseguenza, alla messa in pericolo dello stato democratico.

Ebbene, forse niente di tutto ciò, ma potremmo definirla una sottocategoria di quel disturbo che viene definito voyeurismo o scoptofilia ma che, in senso più lato e generale, caratterizza sempre di più gli italiani. Pensiamo ad esempio al piacere, sempre più presente, alimentato dai social e dal bisogno ossessivo che alcuni soggetti hanno di osservare la vita degli altri, le foto e le storie di altre persone, spinte da un ossessivo senso di curiosità.

Per intenderci, il voyeurismo ha la sua origine nel piacere che l’uomo prova nell’osservare terzi in situazioni intime, una parafilia che in alcuni paesi come il Regno Unito o il Canada è diventato da pochi anni un vero e proprio reato. Il voyeur prova un particolare eccitamento nel guardare gli altri e l’intimità dell’altro perché proietta verso terzi la propria libido insoddisfatta o repressa. Va precisato, però, che tale pratica non è da considerarsi patologica se non diventa l’unica fonte di soddisfacimento del proprio piacere sessuale, limitando le relazioni del soggetto interessato o implicando una costrizione dell’altro senza il suo consenso. In buona sostanza, la storia di Coviello potrebbe rientrare in quello che quotidianamente vivono in modo ossessivo e compulsivo gli italiani e che ha la sua origine nell’uso eccessivo dei social network: il bisogno di osservare gli altri e quello che gli altri fanno nella propria quotidianità.

Diventa, quindi, necessario per il voyeur osservare un qualcosa di altrettanto intimo come il conto bancario che, magari, per alcuni rappresenta fonte di eccitamento più incisiva del corpo umano. Una perversione che, in una società materialista e deviata, trova soddisfazione e godimento nell’osservare la situazione contabile ed economica degli altri piuttosto che la loro intimità sessuale. In realtà, ognuno di noi quotidianamente si sente più osservato che nel passato. Siamo ipercontrollati da un occhio perverso vigile e attento che intercetta ogni nostro scritto, ogni nostra azione e sa indicare, con l’ausilio di specifiche app, la nostra posizione geospaziale.

Una stortura della contemporaneità che ci ha resi tutti protagonisti inconsapevoli di un Grande Fratello sociale senza alcuna possibilità di fuga e alla fine qualcuno ci inviterà ad entrare in un confessionale per giustificare le azioni compiute.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version