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Quella piazza “depilata” con i ricordi a fare ombra

Dopo troppi anni, un bel po’ di euro, cinquantadue pini uccisi e forse presto alcune panchine nuove il quartiere Croci a Foggia ha (di nuovo) la sua piazza. Verde sì, ma con moderazione. Ci sono voluti sette anni, due appalti deserti, una pandemia, una conferenza dei servizi e parecchi mal di pancia nel quartiere per tornare al suo (rinnovato) splendore l’area del Borgo Croci che, fino a ieri, era famosa principalmente per i pini più inclinati della torre di Pisa. Il restyling è stato annunciato come “una rivoluzione verde”. Peccato che la rivoluzione sia iniziata con l’abbattimento di 52 alberi, che hanno lasciato il posto a 32 colleghi più giovani, “meno allergenici”, “più urbani” e soprattutto “molto più bassi”. Alcuni residenti hanno descritto l’intervento come “una depilazione selettiva della piazza”. Le nuove piante, tra cui jacarande e bagolari, direttamente importati dall’universo botanico di Instagram promettono “una crescita sostenibile e inclusiva”. Per ora sono bastoni con foglie, ma diamogli tempo. Altro fiore all’occhiello del progetto è l’illuminazione scenografica: si accende con un click e si illumina come una passerella alla Milano Fashion Week. I selfie in posa glamour sono assicurati. Le panchine presto verranno distribuite secondo il principio del “va bene così”. Saranno certamente di design: minimaliste, coerenti, e soprattutto fotogeniche per TikTok.

Il progetto è costato la cifra sufficiente a ricostruire un piccolo borgo medievale, ma calibrata sul mercato dei lavori pubblici del 2025. La sindaca, nel giorno dell’inaugurazione (24 luglio 2025, in perfetta sincronia con la festa di Sant’Anna), ha detto che la piazza “torna alla città più viva, più verde e più bella”. La città ha risposto: “Sì, quando arriverà l’ombra.” La nuova piazza Sant’Eligio è ora finalmente realtà. Ha impiegato il tempo di una trilogia di Netflix, ma è pronta. Sembra uscita da un rendering architettonico 3D, una bella gittata di cemento a cornice di alberelli giovani e speranzosi e panchine che vedremo e che forse qualcuno userà al tramonto (il sole di mattina picchia forte).

Era un bosco urbano ora è un “salotto urbano” a beneficio di pensionati temerari e di piccioni. Una cosa è certa: la transumanza è salva. Se non altro quella degli sguardi, che finalmente trovano una visione più ampia sul degrado circostante.

Alla fine della giornata, tra le luci a Led, panchine speriamo comode e i giovani alberelli ancora spaesati, qualcosa manca davvero. Non è solo l’ombra. È la memoria. I 52 pini abbattuti non erano solo alberi. Erano punti di riferimento emotivi. Erano quelli che hai visto crescere mentre portavi tuo figlio in bici, quelli sotto cui ti sei seduto a parlare, a fumare, a fare niente. Non erano perfetti: erano malati (forse), spaccavano il marciapiede, sì. Cadevano gli aghi, certo. Ma erano parte della piazza, come una ruga è parte di un volto. Oggi la piazza è nuova, lucida, geometrica. Ma ha perso quella durezza gentile che aveva. Quella disordinata verità che solo le cose cresciute con il tempo sanno offrire. Al suo posto c’è un’idea di città pensata a tavolino: corretta, fotogenica, ma senza anima. Forse col tempo cresceranno anche le radici emotive. Oggi Piazza Sant’Eligio è certamente ariosa e più ordinata, sì ma anche più anonima. E l’ombra, per ora, è rimasta nei ricordi e nella speranza.

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