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Quel rito amatissimo ma superato dal tempo e da internet

“Saldi, saldi, saldi…” no, non è il ritornello di un tormentone estivo, ma il mantra che da anni accompagna l’arrivo della stagione più attesa da chi ama lo shopping intelligente. E anche nel 2025, come ogni anno, i saldi estivi sono pronti a scatenare la febbre da affare in tutta Italia, a partire dal 6 luglio. O quasi.

Perché sì, quest’anno come gli anni scorsi, la partenza non sarà uniforme: quasi tutta Italia parte il 6 luglio, ma alcune regioni hanno date diverse, come la Sicilia che anticipa al 2 luglio, la Valle d’Aosta che aspetta il 10 e la Sardegna che slitta addirittura al 15. Insomma, un vero e proprio puzzle di date che più che un calendario sembra un test di pazienza per chi ama programmare gli acquisti.

Questa differenziazione regionale dei saldi è una tradizione tutta italiana, che spesso lascia perplessi i consumatori. Perché non far partire i saldi tutti insieme? La risposta ufficiale è legata alle autonomie regionali e alle diverse strategie di mercato locali. Ma nella pratica, questo sistema crea più confusione che vantaggi.

Immaginate: siete in vacanza in Sicilia a luglio, e scoprite che lì i saldi sono già iniziati da qualche giorno, mentre a casa vostra in Lombardia dovrete aspettare ancora un po’. Ma oggi ha ancora senso parlare di saldi?

Questa è la domanda da un milione di euro. Perché se un tempo i saldi erano l’unico momento dell’anno in cui si potevano trovare prezzi davvero ribassati, oggi la situazione è cambiata radicalmente. Con il boom delle vendite online, delle promozioni flash, del Black Friday e del Prime Day, i consumatori hanno imparato a comprare scontato praticamente tutto l’anno. Secondo Confesercenti, nel 2025 saranno circa 18 milioni gli italiani pronti a fare acquisti durante i saldi estivi, con una spesa media di 150 euro a testa e un giro d’affari complessivo di 5,4 miliardi di euro.

Numeri importanti, certo, ma in calo rispetto agli anni passati. Il Codacons sottolinea come molti abbiano già anticipato gli acquisti durante altri eventi promozionali, riducendo così l’impatto dei saldi tradizionali. Se un tempo i saldi erano sinonimo di follie collettive, corse sfrenate e file chilometriche, oggi il consumatore è più maturo e ragionato. Il 60% degli italiani dichiara di acquistare solo ciò che serve davvero, mentre il 25% punta sulla qualità più che sulla quantità.

Non si tratta più di riempire l’armadio a caso, ma di fare scelte consapevoli, anche per non ritrovarsi sommersi da capi inutilizzati. Inoltre, la combinazione tra shopping online e in negozio è ormai la norma: il 70% degli acquirenti usa entrambi i canali per trovare le migliori offerte. Il contatto diretto con il prodotto resta importante, ma la comodità del click è un alleato insostituibile. Alla fine, cosa resta? Una stagione di affari e di scelte intelligenti, certo. Ma anche la consapevolezza che il vero affare non è solo quello che trovate con lo sconto, ma quello che riuscite a non comprare (o a non pentirvene dopo). E se vi ritrovate con qualche capo “ma non potevo lasciarlo lì a quel prezzo”, sappiate che è la legge non scritta dei saldi. Perché, in fondo, il vero sconto è quello che facciamo al nostro buon senso e magari anche alla nostra dieta, visto che correre tra negozi e siti web brucia calorie. Insomma, i saldi estivi 2025 sono alle porte, ma vale davvero la pena continuare a portarli avanti così come li conosciamo?

Le promozioni sono una costante durante tutto l’anno, l’online ha rivoluzionato le regole del gioco e i consumatori sono sempre più attenti e selettivi, il modello tradizionale dei saldi rischia di diventare un rito anacronistico, più legato all’abitudine che all’effettivo valore. Intanto buoni saldi a tutti!

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