Che cosa vuol dire uguaglianza, secondo la Costituzione? «Trattare situazioni uguali in modo uguale e situazioni diverse in modo ugualmente diverso», come suggeriva qualche giurista.
Più semplicemente, per far sì che il principio di uguaglianza sia rispettato è necessario orientarsi tra singolarità da soppesare, diritti da bilanciare, asimmetrie da considerare. Perché, citando Ulrico Beck, «in tempi complessi sono le differenze a fare la differenza». E i tempi complessi di oggi sono quelli dell’autonomia differenziata, con la politica chiamata a definire nuovi criteri di distribuzione delle risorse tra le Regioni.
Un ostacolo lungo questa strada è quello che Marco Demarco, riprendendo una riflessione di Sabino Cassese, ha definito “bicalcolismo”: la presenza di due organismi calcolanti, cioè Ragioneria generale dello Stato e Agenzia per la coesione territoriale, che puntualmente giungono a risultati diversi, con la conseguenza di ritardare i processi decisionali in materia di riduzione del divario Nord-Sud e politiche di coesione. Proprio come avviene con il bicameralismo perfetto che allunga i “tempi di reazione” del Parlamento nazionale.
L’ideale, dunque, sarebbe superare il “bicalcolismo” proprio come molti analisti suggeriscono di superare il bicameralismo. Demarco e, prima ancora, Cassese hanno lanciato un appello affinché si superi il problema dei dati difformi che paralizzano Nord e Sud: un percorso al quale non si può non aderire, soprattutto in tempi complessi come quelli che viviamo.