Sosteneva il celebre maestro Manzi “non è mai troppo tari”, con il quale ribadiva la possibilità di alfabetizzarsi culturalmente ben oltre l’età scolare, riconoscendo l’opportunità di apprendere a chi, generalmente per disagio socio-economico, non ha intrapreso il percorso di studi nella fisiologica età della fanciullezza. Un principio che, nella pragmatica attuazione, ha di fatto promosso un processo di riqualificazione culturale della popolazione, utilizzando metodi attrattivi e coinvolgenti e affermando una accudente strategia dell’empatia. Il corso televisivo, realizzato a partire dal 1960, ha aiutato l’Italia intera a combattere l’analfabetismo, dando prova plastica di una sincera volontà di rivalsa dell’intera popolazione. Difatti, anche la parte di popolazione erudita venne sensibilizzata e cercò di aiutare, nell’ambito delle relazioni di prossimità, quella parte più debole. Si andava a consolidare l’applicazione del principio costituente dell’uguaglianza, sia dal punto formale che dal punto sostanziale, ex art.3 della Costituzione, andando oltre la mera declamazione verbale. Un popolo emancipato non può e non deve viaggiare a una doppia velocità, onde evitare emarginazione e discriminazione, ma cooperando all’insegna di una collaborazione sinergica e proattiva, che conduce ad un risorgimento culturale e riporta in equilibrio il contorno sociale in tutte le sue componenti e in tutte le sue rappresentazioni. Una rivincita epocale che comporta sviluppo e crescita, oltrepassando l’oscurità del disagio e della sofferenza sociale.
Sulla scorta dell’insegnamento del celebre maestro Manzi, anche l’ordinamento scolastico diede importanza e rilevanza all’istruzione degli adulti, concependola, appunto, come opportunità di crescita e di rivalsa sociale. A titolo esemplificativo, è possibile citare l’Ordinanza ministeriale 455/97, con la quale venivano istituiti i Centri Territoriali Permanenti (Ctp), con i quali si oltrepassarono gli arcaici corsi per i lavoratori, ex 150 ore.
I Ctp, così concepiti, andarono a coordinare le offerte di istruzione e formazione programmate sul territorio, organizzate verticalmente nel sistema scolastico e orizzontalmente con le altre agenzie formative della comunità civile, andando a scovare quella parte di popolazione in dispersione, al fine di garantire il diritto all’istruzione coniugandolo con il diritto all’orientamento. Di guisa, si propendeva, per destinazione di legge, a garantire un sistema educativo che includeva tutti, nessuno escluso, fornendo la possibilità di acquisire e consolidare le conoscenze e le competenze specifiche conferenti ai saperi di base, abilità pre-professionalizzanti e/o determinare una riqualificazione professionale. Una rivoluzione di equità culturale che permise di intercettare giovani adulti che probabilmente avevano intrapreso percorsi alternativi e poco confacenti con l’etica e la moralità di una società civile.
Con il Dpr 263/2012 i Ctp vennero oltrepassati dei Centri Provinciali Istruzione degli adulti (Cpia), acquisendo propria autonomia e soprattutto una struttura amministrativo-didattica al pari delle altre istituzioni scolastiche. Un ulteriore passaggio storico per l’affermazione della cultura ad ogni livello, attraverso l’applicazione dello strumento della personalizzazione degli apprendimenti, mediante la redazione e la stipula dei cosiddetti Patti Formativi individuali.
Lo studente diventa protagonista del suo percorso e del suo successo scolastico, attraverso la contestuale affermazione di una traiettoria prospettica.
I Cpia, talvolta colpevolmente disconosciuti, hanno garantito l’applicazione concreta della tutela del Diritto allo Studio, ex art. 34 della Costituzione, determinando la riqualificazione di esistenze che, senza cultura sarebbero state inesorabilmente compromesse, espletando una azione sociale e risocializzante di indubbia valenza. Basti pensare alla accoglienza, ai fini inclusivi e integrativi, garantita ai minori stranieri non accompagnati,giunti sul territorio nazionale e che vengono inseriti, senza indugio, nei percorsi di alfabetizzazione linguistica, garantendo efficacia alla cosiddetta adozione del terzo millennio.
Alla luce delle odierne riflessioni, il principio del “non è mai troppo tardi” è stato recepito sapientemente, in epoche successive, dal legislatore, dimostrando che le idee vincenti di persone che hanno dato lustro alla nostra storia continuano a camminare sulle nostre gambe, andando oltre le limitazioni dell’esistenza.
Bentornato,
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