Qualcuno spieghi a Valditara che il dissenso è una risorsa

La notizia è così drammaticamente palese che ogni commento critico può apparire scontato. Il professor Christian Raimo, docente presso una scuola superiore di Roma, è stato sospeso per tre mesi per aver pubblicamente diffamato, fuori dal contesto scolastico, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Con decurtazione dello stipendio del 50%.

Voltaire diceva: «Potrai dire tutto il male di me, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo». Ma erano altri tempi. Un’altra cultura.

Ora, al di là della spropositata vendetta del caro ministro Valditara, cui per primi si sono ribellati i giovani studenti del professor Raimo (che bel guadagno per il governo!), oltre tutta la mobilitazione che ne consegue, a me resta solo una domanda, feroce: di cosa ha paura il ministro dell’Istruzione e del Merito? Che un docente, peraltro anche affermato scrittore e giornalista, possa parlare in classe contro di lui? Cioè che possa, nel peggiore dei modi, manipolare al voto una quarantina di ragazzi che dovrebbero godere di coscienza autonoma (altrimenti non dovrebbero poter votare)? Ha paura forse che si parli male di lui da parte dei suoi “subalterni” insegnanti che gli devono solo obbedienza e rispetto manco fosse il papa, e che elaborino un pensiero alternativo rispetto alla sacra romana Patria? O che, più prosaicamente, non sappia cosa rispondere quando viene definito «morte nera» della scuola citando “Guerre stellari”?

Caro ministro Valditara, i miei studenti avrebbero risposto: “Scialla!”. Calmati, non ti agitare se nella scuola il consenso ad un governo passa attraverso il dibattito tra più parti. Sa, signor ministro dell’Istruzione e del Merito, noi docenti siamo abituati a trattare con menti che la pensano in maniera diametralmente opposta alla nostra su tutto, e che ci contestano, e che parlano male di noi ovunque: anche lei avrà parlato male dei suoi insegnanti, su, lo ammetta… Ma è proprio da quelle provocazioni, da quella contestazione che nasce il rapporto con i giovani che poi può sfociare in democrazia, che genera il confronto che pro-voca, ovvero chiama “davanti” per dare delle risposte da adulto, testimone e credibile, ai giovani. Coi fatti, non con le misure repressive.

Su, dunque, signor ministro, venga con noi ad affrontare ogni giorno in classe la contestazione di una generazione di studenti che vuole capire, così imparerà a gestire meglio le contestazioni di chi non la pensa come lei. E che costituisce una risorsa piuttosto che un pericolo. Signor ministro Valditara… scialla!

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