SEZIONI
SEZIONI
Bari
Sfoglia il giornale di oggiAbbonati

Prevost riparta da dignità del lavoro e giustizia sociale

Chi si aspettava un Francesco II, è rimasto deluso. Lo stesso dicasi per quel nome, Leone XIV, che sa di fine Ottocento. Ma nella scelta compiuta dal nuovo papa c’è un elemento di modernità o, meglio, di attualità: il richiamo alla giustizia sociale, valore che nel 1891 fu al centro dell’enciclica “Rerum Novarum” di Leone XIII ma che oggi, a 134 anni di distanza, è ancora lontano dall’essere concretizzato, come dimostrano lavoro povero, disparità di genere e morti bianche.

Facciamo un passo indietro. Con la “Rerum Novarum” l’omonimo predecessore di Prevost volle chiarire il rapporto tra cattolicesimo e mondo del lavoro. Era l’epoca in cui il capitalismo avanzava e la Chiesa era divisa tra fautori dell’avvicinamento al socialismo, così da sottrarre spazio all’ateismo marxista, e sostenitori di progresso e laissez faire. In quel contesto Leone XIII fu artefice di una straordinaria mediazione, intimando agli operai di non abbandonarsi a istinti rivoluzionari e, nel contempo, sollecitando i padroni ad avere un atteggiamento rispettoso dei dipendenti.

Quel documento, che a qualcuno può sembrare superato, è ancora attuale. Basti pensare al lavoro povero. Non ci stancheremo di ripeterlo: dati Istat e Ocse alla mano, tra 2013 e 2023 il livello medio degli stipendi è aumentato di circa il 5% a fronte di un indice dei prezzi cresciuto di oltre 17 punti, col risultato che le retribuzioni lorde hanno perso il 4,5% di potere d’acquisto. Il tutto con differenze significative tra le varie zone del Paese, se si pensa che a Milano si percepiscono mediamente 2.642 euro al mese mentre a Vibo Valentia si superano a stento i mille. A tal proposito la “Rerum Novarum” riteneva “principalissimo”, tra i doveri dei padroni, quello di “dare a ciascuno il giusto salario” perché retribuzioni basse sono “colpa così enorme che grida vendetta al cospetto di Dio”. Saranno trascorsi anche 134 anni, dunque, ma le parole di Leone XIII suonano come un monito quanto mai attuale e c’è da giurare che papa Prevost sia intenzionato a farle sue, rafforzandole e adeguandole ai tempi.

Sarebbe cosa buona e giusta, d’altra parte, se il nuovo papa adottasse questo approccio anche in riferimento a un altro tema centrale della “Rerum Novarum”, cioè il lavoro femminile. Nel 1891 Leone XIII sosteneva che alle donne dovessero essere affidate mansioni con “una naturale corrispondenza con l’educazione dei figli e il benessere della casa”. In altre parole, già 134 anni fa si riconosceva la necessità di consentire alla donna di conciliare i tempi di lavoro e famiglia: una possibilità oggi negata, se si pensa che, secondo l’Istat, una donna su cinque abbandona il mondo del lavoro dopo la nascita del primo figlio e che, di conseguenza, l’Italia deve fare i conti con un tasso di occupazione femminile che non va oltre il 65,5% a fronte di una media europea che supera il 70. Anche su questo tema, dunque, è indispensabile che papa Leone XIV faccia sentire forte la sua voce come il suo predecessore a fine Ottocento.

Insomma, se è vero che il primo indizio sul tragitto e la destinazione di un pontificato è racchiuso nel nome scelto dal pontefice appena eletto, il richiamo a papa Leone XIII, all’enciclica “Rerum Novarum” e alla dottrina sociale della Chiesa non può che far ben sperare. E dovrebbe risuonare a tutti – governanti, datori di lavoro e lavoratori – come un monito: la giustizia sociale si costruisce solo ed esclusivamente attraverso un lavoro dignitoso per tutti, lottando strenuamente contro le disuguaglianze globali e a favore del rispetto degli ultimi. Scegliendo quel nome Leone XIV ha dimostrato di comprendere questa necessità. Ed è da qui che la Chiesa, adesso, deve ripartire.

ARGOMENTI

attualità
idee
leone xiv
papa
robert francis prevost

CORRELATI

Bentornato,
accedi al tuo account

Registrati

Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!