Il turismo pugliese accelera. L’ultimo report regionale e i dati più recenti forniti dall’Istat mostrano un quadro estremamente positivo. Tra gennaio e maggio si sono registrati oltre 268mila arrivi in più rispetto allo stesso periodo del 2024, pari a un incremento del 19,1%. Le presenze sono aumentate del 18,2%, con un +587mila unità. La spinta maggiore è arrivata nel mese di maggio, con +20,8% di arrivi e +14,9 di presenze, segno che la stagione turistica in Puglia si allunga: un elemento cruciale per la sostenibilità economica e ambientale del comparto.
Il dato più interessante è legato alla crescente internazionalizzazione dei flussi turistici. Se si confrontano i numeri del periodo gennaio-maggio 2025 con quelli del 2019, gli italiani sono cresciuti del 22,3%, ma gli stranieri hanno segnato un balzo del 143,7. Ne consegue che il tasso d’internazionalizzazione è passato dal 35,9 al 52,7%, segno che oltre un turista su due oggi arriva dall’estero. Tra i principali mercati stranieri ci sono Francia, Germania, Polonia, Stati Uniti e Regno Unito, che da soli rappresentano la metà delle presenze internazionali. In controtendenza, tuttavia, il dato relativo alla Germania: le presenze dei turisti tedeschi sono calate del 9,6% nei primi cinque mesi del 2025. Il segnale è da monitorare, anche alla luce dei cambiamenti nel potere d’acquisto e nelle abitudini di viaggio post-pandemia.
Tutte le sei province pugliesi hanno registrato una crescita nelle presenze turistiche, con un picco del +21,7% a Lecce, seguita da Bari col +21,1 e Brindisi col +20,6. Più contenuta, ma comunque positiva, la performance di Taranto col +15,5% e della Bat col +18,6. Eccezione è Foggia, che registra un modesto aumento del 3,6%, a conferma delle difficoltà del turismo sul Gargano e nelle aree interne. Guardando ai singoli comuni, sono venti quelli che concentrano circa il 75% delle presenze turistiche in tutta la regione. In testa c’è Bari col 19,7%, seguita da Lecce col 7,9, Fasano col 5,2, Monopoli col 4,9, San Giovanni Rotondo col 3,8 e Ostuni col 3,5: un mix tra città d’arte, località balneari e mete di turismo religioso che racconta la varietà dell’offerta pugliese.
Anche la tipologia dell’accoglienza cambia. Il comparto alberghiero continua a fare la parte del leone, con il 54,6% delle presenze e una crescita del 17,2. L’extra-alberghiero rappresenta il 29,5% delle presenze, ma il vero boom è quello delle locazioni turistiche, cioè appartamenti e case vacanza affittati per brevi periodi: +45,4% di presenze rispetto al 2024, per un totale del 15,9% del mercato. Il dato conferma le trasformazioni in atto nel modo di viaggiare e soggiornare, ma pone anche alcune sfide per le amministrazioni locali, in termini di regolamentazione, fiscalità e impatto sulla residenzialità nei centri storici.
Le prospettive per l’estate sono favorevoli. Sulla base dell’andamento degli ultimi tre anni, le stime prevedono un incremento delle presenze del 5,2% a giugno, del 2,7 a luglio, del 2,5 ad agosto e di un robusto 7,2 a settembre. Quest’ultimo dato è particolarmente rilevante, perché conferma la tendenza alla destagionalizzazione e all’allungamento del periodo turistico ben oltre l’estate tradizionale. La fotografia che emerge è quella di una regione che ha saputo intercettare le nuove tendenze del turismo post-pandemia: voglia di esperienze autentiche, natura, piccoli borghi, cucina locale, ma anche servizi efficienti e ospitalità diffusa. La Puglia si è fatta trovare pronta e i numeri lo dimostrano. Ma la crescita va ora accompagnata da politiche pubbliche adeguate, investimenti in qualità, formazione e sostenibilità. Perché il turismo sia davvero una risorsa per tutti e per tutto l’anno.
Bentornato,
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