SEZIONI
SEZIONI
Bari
Sfoglia il giornale di oggiAbbonati

Pochi e mal pagati ma senza infermieri salute e diritti sono in pericolo

Nel cuore del Mezzogiorno, tra le corsie degli ospedali di Puglia e Basilicata, la crisi della sanità pubblica si fa ogni giorno più tangibile. Non solo mancano medici e infermieri, ma crescono le difficoltà di accesso alle cure, e sempre più cittadini sono costretti a pagare di tasca propria visite, esami e terapie.

A lanciare l’allarme è la Fondazione Gimbe che, nel suo ultimo report sulla spesa sanitaria privata, evidenzia un dato allarmante: in Basilicata la spesa sanitaria pro capite è di soli 377 euro, la più bassa d’Italia, mentre in Puglia la cifra è poco superiore. Un apparente paradosso che nasconde una realtà drammatica: non si spende poco perché si sta meglio, ma perché in troppi rinunciano a curarsi.

Nel 2023, oltre 4,5 milioni di italiani hanno dovuto rinunciare a cure sanitarie, di cui 2,5 milioni per motivi economici. Il Sud è il territorio più colpito: il reddito medio più basso e i servizi sanitari pubblici spesso sotto pressione rendono difficile accedere alle prestazioni, con liste d’attesa che si allungano all’infinito.

Il quadro si aggrava se si guarda al personale. L’Italia ha solo 6,5 infermieri ogni mille abitanti, contro la media europea di 9. In fondo alla classifica ci sono Campania (3,8 per mille abitanti), Calabria e anche la Puglia, mentre la Basilicata rientra tra le regioni più penalizzate secondo il report.

Il risultato? Reparti in affanno, turni massacranti, pronto soccorso sotto pressione. E a pagarne le conseguenze sono sia i pazienti che gli operatori. Non sorprende che negli ultimi tre anni abbiano lasciato il Servizio sanitario nazionale oltre 16mila infermieri, mentre altri 42mila si sono cancellati dall’albo professionale.

Gli infermieri italiani sono anche tra i meno pagati d’Europa, con una retribuzione annua che si ferma a circa 49mila dollari, ben al di sotto della media Ocse. A ciò si aggiunge un ambiente di lavoro sempre più ostile: nel solo 2024 sono state registrate 260mila aggressioni al personale sanitario, in crescita del 5,5%.

Secondo un’indagine Fiaso, otto Asl su dieci individuano nelle lunghe attese e nella sfiducia verso il Servizio sanitario nazionale le principali cause delle aggressioni. Per reagire, molte aziende sanitarie del Sud hanno attivato programmi di prevenzione, formazione e supporto psicologico, ma spesso le risorse sono insufficienti. Se non si invertirà la rotta, sarà sempre più difficile garantire il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione.

ARGOMENTI

basilicata
fondazione gimbe
idee
infermieri
puglia
sanità

CORRELATI

Bentornato,
accedi al tuo account

Registrati

Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!