La situazione dell’edilizia scolastica in Italia è per lo più catastrofica: edifici vecchi, nella migliore delle ipotesi costruiti negli anni 80 (a Bari il Polivalente di Japigia, l’Itc Marco Polo), in molti casi addirittura edifici storici di fine ‘800/prima metà ‘900 (Garibaldi, Balilla, Pitagora, Scacchi, Cirillo, Flacco). Calde d’estate e fredde d’inverno e aule spesso troppo piccole, pareti dai colori terribili se non grigie o lesionate, barriere architettoniche purtroppo ancora presenti e potremmo continuare all’infinito.
Eppure ogni anno il ministro e il governo di turno emanano decreti e stanziano fondi per l’edilizia scolastica, ormai miliardi di euro. Interventi di messa in sicurezza, antisismici, efficientamento energetico, insomma interventi volti a mettere ’toppe’, secondo una logica tutta italiana che non usa programmare, figuriamoci pensare a medio-lungo termine.
Stridente appare a tutti i lavoratori della scuola il contrasto tra lo stato fisico delle nostre scuole e le parole usate per descrivere le finalità dei fondi stanziati dal Pnrr per istruzione e ricerca. Si pensi all’investimento 3.2, denominato “Scuola 4.0 – scuole innovative, nuove aule didattiche e laboratori”. Si tratta di investimenti vincolati ad interventi sul digitale, con una discrezionalità del 10% per lavori di piccola manutenzione e del 20% per gli arredi.
Ci chiediamo: dotare digitalmente la scuola con monitor di ultima generazione, tablet, visori, la rende più accogliente, vivibile, bella? Rinnovare gli ambienti di apprendimento, superare il vetusto concetto di aula per introdurre il metodo americano delle classi aperte è sufficiente a rendere le nostre scuole posti in cui è piacevole per i nostri bambini e ragazzi trascorrere gran parte della giornata, considerato che si proclama a gran voce che le scuole devono essere aperte tutto il giorno, tutto l’anno?
Non sarebbe stato più opportuno coinvolgere il personale scolastico, gli uffici scolastici territoriali, gli enti locali, i sindacati nella pianificazione degli interventi e delle misure da adottare per avvicinare il sistema scolastico italiano agli standard europei?
Se dobbiamo allinearci all’Europa per livelli di apprendimento, tassi di dispersione scolastica, dovremmo incominciare dall’edilizia scolastica. La scuola deve essere strutturalmente adeguata, bella, oltre che sicura, con aree verdi, palestre e laboratori adeguati, laboratori mense interne, se vogliamo che le alunne e gli alunni desiderino trascorrervi la maggior parte della loro giornata.
In Puglia con i fondi del Pnrr si ricostruiranno soltanto 12 edifici scolastici su oltre 2400 (a Bari l’istituto tecnico Romanazzi, con un investimento di oltre 10 milioni di euro). Una goccia nel mare.
Rosa Magno – Segretaria Generale Cisl Scuola Bari
Bentornato,
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