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Più lavoro alle donne: dal nord un modello da replicare

Ci sono dati sui quali bisognerebbe riflettere, soprattutto in occasione della cosiddetta festa della donna. Due su tutti: secondo l’Istat, una donna su cinque abbandona il mondo del lavoro dopo la nascita del primo figlio; di conseguenza, l’Italia deve fare i conti con un tasso di occupazione femminile che non va oltre il 65,5%, a fronte di una media europea che supera il 70.

Oltre che sui problemi, però, bisognerebbe ragionare sulle soluzioni e, dunque, sulla necessità di adottare politiche attive del lavoro più inclusive, che vadano oltre le misure tradizionali e tengano conto delle specifiche barriere che le madri affrontano nel rientro nel mondo dell’occupazione. Un esempio? Il programma Equilibri che la Compagnia di San Paolo ha avviato in tre aree del Piemonte e che, almeno a giudicare dai primi riscontri, meriterebbe di essere replicato in altre regioni, a cominciare da quelle meridionali.

Ma di che cosa si tratta, in concreto? Il programma punta ad aiutare le madri di ragazzi con meno di 18 anni a trovare un’occupazione, a migliorare la situazione lavorativa e a raggiungere un equilibrio tra esigenze professionali e familiari, senza tralasciare l’ulteriore obiettivo di sostenere lo sviluppo cognitivo dei figli. Ciò avviene secondo una precisa metodologia: all’iscrizione al programma segue l’incontro con un case-manager nel corso del quale la donna illustra le proprie condizioni familiari e di lavoro ed entrambi individuano la strategia più efficace per far sì che la stessa donna rientri nel mercato del lavoro o possa aumentare le ore di lavoro ridotte all’indomani del parto.

In questa prospettiva la partecipante al programma viene registrata presso gli uffici di collocamento, segue corsi professionali, viene inserita in centri di sostegno psicologico, impara a redigere il curriculum vitae e si confronta con altre mamme sui problemi riguardanti famiglia, lavoro e figli. E, proprio a proposito di figli, Equilibri prevede anche campi estivi o attività artistiche e sportive per i ragazzi.

Come hanno evidenziato gli esperti Daniela Del Boca, Luca Favero e Chiara Pronzato, il programma ha prodotto risultati positivi: in generale, le donne lavorano per più ore, sono più soddisfatte dell’equilibrio lavoro-famiglia e manifestano una maggiore aspirazione a mettere al mondo un altro figlio. L’effetto è maggiore per le donne più giovani e per quelle donne che lavoravano già al tempo dell’iscrizione al programma. La probabilità di lavorare aumenta più nettamente per chi era disoccupata al momento dell’iscrizione, così come la probabilità di ritenere più sostenibili gli impegni familiari e lavorativi.

Tra le donne meno istruite, si registra un impatto positivo sulla soddisfazione lavorativa. Per le donne che erano occupate o con un’istruzione terziaria, il cambiamento più evidente riguarda l’aumento di 2,5-3 ore lavorate a settimana. E i risultati sono positivi anche in relazione ai figli da uno a sei anni, se si pensa che essi manifestano una maggiore partecipazione alle attività extrascolastiche e minori problemi nel rapporto con gli altri. Che cosa ci suggerisce tutto ciò? Che le politiche attive del lavoro dovrebbero essere al centro del welfare e caratterizzarsi per una sempre maggiore integrazione tra servizi per l’impiego, formazione professionale e sostegno alla genitorialità, il tutto con una particolare attenzione alle donne più vulnerabili, a quelle con livelli di istruzione più bassi e a quelle che hanno interrotto l’attività lavorativa per lunghi periodi.

Esperienze come Equilibri dimostrano come e quanto i nuovi modelli di politiche attive del lavoro possano garantire benefici alle donne e ai loro figli, ferma restando la necessità di costruire gli asili nido previsti dal Pnrr e di estendere l’applicazione del congedo parentale: solo così si restituirà dignità alle donne, favorendone l’inserimento nel mercato del lavoro, e si innescherà quella crescita forte e duratura del tasso di occupazione femminile, indispensabile per mettere il turbo all’economia italiana e meridionale.

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