Presentato dalla Regione Puglia non più di due mesi fa, “Piani Formativi Aziendali 2024” (attivo per il 2025 e fino a esaurimento delle risorse) è forse una delle iniziative più significative dell’ultimo anno promosse dalla Regione per sostenere la formazione continua nelle imprese; è uno strumento che si inserisce nel quadro del Programma Regionale (Pr) Puglia Fesr-Fse+ 2021-2027, nell’ambito dell’Azione 5.6 “Interventi per la formazione continua”. Con una dotazione finanziaria di dieci milioni di euro, si pone come obiettivo principale quello di rafforzare la competitività del sistema economico regionale attraverso l’adeguamento e lo sviluppo delle competenze e delle professionalità dei lavoratori, sostenendo iniziative di qualificazione professionale utili al miglioramento culturale e professionale dei dipendenti, oltre a rispondere ai fabbisogni formativi specifici delle imprese, con una attenzione particolare a quelle impegnate nei processi di riorganizzazione, innovazione tecnologica o aggiornamento.
Addentrandoci un po’ più nel merito della misura, scopriamo che la domanda di finanziamento può essere presentata da micro, piccole, medie e grandi imprese, sia singole che associate sotto forma di Raggruppamenti temporanei di scopo (Rts) costituiti o costituendi, purché abbiano almeno una sede operativa nel territorio pugliese. Sono escluse, invece le aziende afferenti ai settori della pesca e acquacoltura, della produzione primaria di prodotti agricoli, della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli e del settore carbonifero. Va precisato che ai requisiti dimensionali e di localizzazione, le imprese devono anche possedere al momento della domanda la regolarità contributiva (attestata dal Durc) e rispettare i Contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl) di riferimento; inoltre, i percorsi formativi finanziati possono essere rivolti esclusivamente ai lavoratori dipendenti dell’impresa (o delle imprese in caso di Rts) in possesso di un contratto di lavoro subordinato, a tempo determinato o indeterminato. La buona notizia, visto il periodo economico non proprio esaltante del nostro Paese, è che possono essere inclusi anche i lavoratori percettori di ammortizzatori sociali (Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria, Straordinaria o in Deroga – Cig/Cigs/Cigd), purché non siano lavoratori in Cig a zero ore a seguito di una cessata attività, mentre non possono rientrare in nessun modo nella formazione prevista dalla misura i lavoratori con contratto di apprendistato, in somministrazione o i tirocinanti.
L’avviso distingue ben tre categorie principali di piani formativi ammissibili: i Piani finalizzati all’aggiornamento delle competenze professionali dei lavoratori con una durata massima per ciascun lavoratore coinvolto di 210 ore; i Piani di riqualificazione dei lavoratori, necessari a seguito di mutamenti di mansioni con una durata superiore alle 210 ore pro-capite; i Piani di aggiornamento e/o riqualificazione dei lavoratori che si rendono necessari in concomitanza con nuovi investimenti aziendali, nuovi insediamenti produttivi o programmi di riconversione produttiva, ed anche per questa tipologia, la durata deve essere superiore a 210 ore pro-capite. Per tutti e tre i casi, la durata complessiva del progetto formativo non può comunque mai superare i dieci mesi dalla data di avvio.
Venendo ai contenuti formativi che possono essere erogati, invece, essi devono rientrare in aree tematiche oggi considerate strategiche per lo sviluppo regionale ed europeo, parliamo quindi di innovazione tecnologica e digitale, di transizione ecologica e sostenibilità, di qualità e ottimizzazione dei processi, di organizzazione aziendale e gestione d’impresa, di competenze trasversali (problem solving, team working, comunicazione efficace, project management, competenze linguistiche funzionali all’internazionalizzazione). È fondamentale sottolineare che non è finanziabile la cosiddetta formazione obbligatoria (come quella in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro). Il sostegno regionale si concretizza con un contributo a fondo perduto, per un costo complessivo ammissibile per ciascun piano formativo di importo non superiore alle 700mila euro, a garanzia però di una parte di cofinanziamento privato dell’azienda che varia in maniera proporzionale in funzione della dimensione aziendale.
Sono ormai più di sette mesi che attraverso questa rubrica discutiamo di materie che interessano il mondo del lavoro e della formazione, di misure a sostegno delle imprese e dei lavoratori, e il mio consiglio rimane sempre lo stesso, affidarsi a professionisti o ad enti che fanno questo per mestiere. Le possibilità ci sono, bisogna solo saperle cogliere nel modo più opportuno.
Bentornato,
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