Negli ultimi anni abbiamo assistito a un cambiamento nel modo in cui percepiamo il lavoro. Il passaggio allo smartworking ha accelerato una trasformazione già in atto, sfumando i confini tra vita professionale e privata e portando molti a interrogarsi sul significato stesso del lavoro nella vita.
Il saggio “Il buon lavoro. Benessere e cura delle persone nelle imprese italiane”, scritto da Manuela Perrone e Stefano Cuzzilla, offre una prospettiva preziosa su questo tema. Il libro si interroga su cosa significhi davvero un “buon lavoro” e su quali siano gli aspetti fondamentali affinché il lavoro torni ad essere valore, spazio di crescita e realizzazione personale e collettiva. L’analisi si estende su più livelli, dal ruolo della leadership alla gestione del tempo, dalle disuguaglianze generazionali e di genere al welfare aziendale, fino alle sfide della rivoluzione tecnologica. La crescita delle produttività, derivante dallo sviluppo di Ict e Ia, consentirà una sensibile riduzione del tempo dedicato al lavoro aumentando la qualità e la quantità di tempo libero.
Secondo il rapporto Future of Jobs 2025 del World Economic Forum, il mondo del lavoro è destinato a subire ulteriori trasformazioni nei prossimi anni. Si prevede la creazione di 170 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030, ma al contempo 92 milioni di ruoli verranno eliminati o trasformati. Rivoluzione tecnologica e intelligenza artificiale stanno ridisegnando il mercato, generando nuove opportunità ma anche incertezze.
Tra i settori in crescita spiccano tecnologia, dati e Ia, ma anche ambiti più tradizionali come educazione e assistenza alle persone. Il divario di competenze rimane uno degli ostacoli principali. Circa il 40% delle competenze richieste sul lavoro cambieranno entro il 2030, con un forte bisogno di riqualificazione per garantire l’occupabilità di milioni di lavoratori. Le competenze più richieste non saranno solo quelle tecnologiche, ma anche quelle umane: pensiero critico, creatività, resilienza e capacità di collaborazione. Il libro di Perrone e Cuzzilla affronta un tema cruciale: il nodo delle 3G – Giovani, Genere, Geografia. L’Italia è uno dei Paesi europei con maggiori disuguaglianze interne e più basso tasso di occupazione femminile. Le difficoltà di accesso al lavoro per le nuove generazioni, la scarsa mobilità sociale e la forte disparità tra Nord e Sud rappresentano sfide che il nostro Paese non può ignorare. Il sistema produttivo italiano si basa ancora su un dualismo che penalizza le nuove generazioni, come sottolineava già nel 2011 il giuslavorista Pietro Ichino parlando di un mercato del lavoro “a due velocità”, con i lavoratori più anziani garantiti e i giovani precari. Le disparità di genere restano un problema irrisolto. L’Italia registra uno dei più alti gender pay gap in Europa e la maternità è un freno alla carriera delle donne. Il lavoro di cura non retribuito grava ancora in gran parte sulle spalle femminili, rendendo difficoltosa la conciliazione tra vita professionale e privata. Il superamento di queste disuguaglianze non può più essere rimandato se vogliamo costruire un mercato del lavoro più equo e sostenibile.
Ma come può essere un “buon lavoro” nel mondo che verrà? Il dibattito sulle grandi dimissioni, o meglio sul grande rimescolamento del mercato del lavoro, ha evidenziato come sempre più persone cerchino non solo uno stipendio adeguato, ma anche un impiego che dia soddisfazione, equilibrio e senso di appartenenza. Come sottolinea Ferruccio de Bortoli nella prefazione del libro, il lavoro non va vissuto come tempo sottratto alla vita, ma come parte integrante della realizzazione personale e collettiva. Dare centralità alle persone significa adottare politiche aziendali innovative, investire in formazione, garantire condizioni dignitose e flessibili, promuovere il benessere e l’inclusione. La trasformazione del lavoro non è un fenomeno da subire, ma un’occasione per ridisegnare un modello più sostenibile e giusto. Il futuro del lavoro non può essere lasciato alla sola buona volontà delle imprese: serve una visione strategica e un impegno collettivo per fare del cambiamento un’opportunità e non una nuova forma di precarietà.
Bentornato,
Registratiaccedi al tuo account
Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!