Era il 26 maggio 1951 quando su “Il Mondo”, il settimanale diretto da Mario Pannunzio, Mario Ferrara firmava un articolo passato poi alla storia al pari del titolo: “Date un matto ai liberali”. In quelle righe il nonno di Giuliano sosteneva una tesi molto semplice: ai liberali che ambivano a sbarazzarsi degli opposti estremismi fascio-catto-comunisti servivano non il denaro, non intellettuali e nemmeno una “massa”, ma più semplicemente “un matto da cima a fondo, un matto, come diceva Léon Daudet, perpendicolare” che li rappresentasse. A distanza di oltre 70 anni, Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno dimostrato di non poter incarnare il matto invocato da Ferrara, sebbene soprattutto il primo abbia abituato sostenitori e analisti a mosse “folli” come la riforma del mercato del lavoro e la strategia che ha spianato a Mario Draghi la strada verso Palazzo Chigi.
Ora Augusto Minzolini, eccellente giornalista con un passato in Parlamento, ipotizza la nascita di un “centro riformista” da costruire sulle macerie lasciate proprio da Renzi e Calenda. E, come leader di quanti non hanno alcuna intenzione di rassegnarsi al bipolarismo, indica uno tra l’eurodeputato Antonio Decaro, ex sindaco di Bari, e Vincenzo De Luca, presidente della Campania scelto come “campione di una sorta di populismo moderato”.
Se questi sono i possibili interpreti, però, la strategia di Minzolini è destinata a fallire. Come potrebbe un populista, per quanto “moderato”, come De Luca rappresentare le istanze di un centro riformista e liberale? E come potrebbe il “cacicco” De Luca, per dirla con Elly Schlein, rivestire un ruolo nazionale, lui che ha ancora bisogno di una dimensione come Salerno o la Campania per primeggiare? Ma le perplessità riguardano anche Decaro. Nella tesi di Minzolini, infatti, il leader dei riformisti dovrebbe staccarsi dal Partito democratico per costruire “il centro del centrosinistra”. Ma l’ex sindaco di Bari è per natura organico al centrosinistra e al Pd e, magari anche controvoglia, è destinato a muoversi in quel campo largo disegnato dal suo mentore Michele Emiliano che comprende necessariamente anche i populisti del Movimento Cinque Stelle. No, De Luca e Decaro non sono i matti che servono a riformisti e liberali: al centro toccherà cercare ancora.