Dopo l’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, celebrazione che ha ufficializzato l’inizio dell’anno santo giubilare, sono tante le iniziative messe in campo anche dalle chiese locali a vantaggio della “fruizione”, oltre che delle tanto attese indulgenze, anche dei beni culturali ecclesiali.
Sarebbe bello che in ogni diocesi partissero delle iniziative che mettano in luce proprio il patrimonio culturale che anima vicoli e anfratti di città e comuni di cui il Bel Paese dispone in abbondanza.
Pensando alle “cose di casa nostra” mi piacerebbe che quello che potremmo ribattezzare il “Giubileo della Bellezza” possa non essere un rimpianto della ultim’ora ma una sfida che ci inviti tutti ad una vera e propria Chiamata alle Arti ; forse dunque sarebbe il caso di far tornare in auge “Sette chiese per via Arpi”. (progetto di valorizzazione del centro storico cittadino, candidato e, in diverse annualità, votato tra i luoghi del cuore del Fai: il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare promosso dal Fondo per l’ambiente italiano, ndr).
È questo il nome che fu dato nel 2009 al progetto promosso dall’Ufficio diocesano di arte sacra in collaborazione dall’Accademia di belle arti e dall’Ordine degli architetti di Foggia presentato con successo nell’edizione dello stesso anno della borsa del turismo religioso “Aurea”, nato con il patrocinio dell’Ufficio diocesano sport, pellegrinaggi e tempo libero.
Una collaborazione che vide la stesura a quattro mani delle schede storico-artistiche a cura della sottoscritta e dell’architetta Nicoletta Ingelido mentre per i crediti fotografici ci si avvalse dello splendido contributo dell’allora direttore dell’Ufficio diocesano di arte sacra e beni culturali del territorio, don Sebastiano Iervolino, a sua volta artista laureato in Belle Arti.
Il lavoro fu realizzato con lo scopo, ancora in essere, della valorizzazione del centro storico e ruota attorno all’importanza e alla riscoperta anche delle chiese settecentesche che sorgono lungo via Arpi, l’antico decumano della città.
Le ricerche sono partite dalla tesi di laurea dell’architetta Ingelido discussa all’Università degli studi di Pescara proprio su una delle chiese oggetto del progetto: la chiesa della Santissima Addolorata.
I sette depliant prodotti e stampati all’epoca (uno per ogni chiesa) presentano in copertina la facciata della chiesa oggetto di studio e l’indicazione del suo nome e del numero progressivo dell’edificio di culto posto lungo via Arpi, l’antica strada delle Arti e dei Mestieri.
All’interno due sezioni specifiche riportano le vicende storiche e le note architettoniche, al di sopra dei testi corrono delle foto relative agli esterni e agli interni degli edifici di culto.
Al centro del pieghevole, inoltre, una specchiatura a lente, pone in evidenza la presenza di un particolare su cui soffermarsi con una descrizione più dettagliata dell’oggetto o del luogo indicato; ma figurano anche una pianta della chiesa con l’indicazione degli altari principali, degli oggetti sacri e delle opere d’arte di particolare pregio storico-artistico, oltre che tutte le informazioni utili relative ai luoghi sacri, anche al parroco, all’eventuale presenza di una confraternita e di un priore e poi i numeri utili per contattarli.
Infine è riportato uno stralcio planimetrico di Foggia, con la famosa “testa di cavallo”, che delimita il centro antico della città, con il riempimento in base ad un colore identificativo della singola chiesa che viene poi riportato in tutti gli elaborati grafici.
Nel lavoro scientifico-didattico, sono state coinvolte diverse scolaresche che hanno seguito questo percorso di turismo religioso “cittadino”, e che hanno potuto conoscere, attraverso una sequenza indicata dai depliant, lungo via Arpi, i capolavori del Barocco foggiano.
Da questo studio infatti si sono profilati i lineamenti per una storia del barocco locale, le cui caratteristiche tipologiche imporrebbero una tipicità territoriale – soprattutto nella dinamica della luce – tale da suggerire la formulazione di una scuola foggiana di progettisti ed esecutori delle chiese settecentesche che insistono sulla vecchia arteria “Delle Arti e dei Mestieri”.
Francesca Di Gioia è docente all’Accademia di belle arti
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