SEZIONI
SEZIONI
Bari
Sfoglia il giornale di oggiAbbonati

Per la sicurezza sul lavoro serve un nuovo patto sociale

L’annuncio dello stanziamento di un miliardo di euro e dell’imminente emanazione di un decreto per la sicurezza sul lavoro rappresentano senz’altro una buona notizia per un Paese, come l’Italia, dove si registrano tre vittime al giorno e un esorbitante tasso di irregolarità. Ma anche uno sforzo così evidente, in termini tanto economico-finanziari quanto normativi, rischia di rivelarsi inefficace in mancanza di quello che Renato Brunetta e Fabrizio D’Ascenzo, presidenti rispettivamente di Cnel e Inail, hanno definito patto sociale.

Il contesto, d’altra parte, è allarmante e i numeri lo descrivono bene. Nel 2024 le morti bianche sono state 1.090 rispetto alle 1.041 registrate a fine dicembre del 2023: 49 vite spezzate in più, pari a un incremento del 5%. Nel primo bimestre dell’anno in corso, il numero dei lavoratori che hanno perso la vita mentre lavoravano o raggiungevano il posto di lavoro è aumentato di un ulteriore 6,6% rispetto allo stesso periodo del 2024. E le denunce di infortunio, per quanto diminuite di circa cinque punti, si attestano ben oltre quota 61mila. La Puglia, purtroppo, non fa eccezione, se si pensa che le morti bianche sono passate dalle sette di gennaio-febbraio 2024 alle nove dello stesso periodo del 2025, con un’incidenza altissima di cadute di operai e materiali e di incidenti sui mezzi di trasporto. E anche in Basilicata è allarme, come suggerisce il grave incidente occorso ieri a un operaio di 25 anni nel Materano.

In un simile scenario non si può non aderire alla proposta, avanzata da Brunetta e D’Ascenzo sulle pagine del Corriere della Sera, di un percorso condiviso che impegni corpi intermedi, forze economiche e produttive e società civile nella sacrosanta battaglia contro le morti e gli infortuni sul lavoro. E questo stesso percorso condiviso deve necessariamente condurre all’approvazione di un piano nazionale che consenta all’Italia, dove la normativa in materia di sicurezza sul lavoro è già piuttosto robusta e articolata, di allinearsi alle migliori esperienze europee e mondiali.

Gli sforzi in tal senso non mancano. Cnel e Inail hanno avviato uno studio sistematico del fenomeno infortunistico e delle malattie professionali con l’obiettivo di mappare i rischi relativi alle diverse categorie produttive. E l’hanno fatto sulla base di denunce nelle quali è adesso indicato il codice alfanumerico unico che il Cnel assegna ai contratti collettivi registrati nell’Archivio nazionale, in modo tale da favorire anche l’emersione di fenomeni di dumping e accordi che riducono le tutele dei lavoratori. Altrettanto significative sono l’introduzione della sicurezza sul lavoro tra le materie da approfondire durante le lezioni di educazione civica e l’estensione della tutela dell’Inail a tutti gli studenti, perché la svolta decisiva non può che partire dalle scuole.

A ogni modo, resta ancora molto da fare. Nel patto sociale per la sicurezza sul lavoro non può non essere incluso un aumento del numero di ispettori. Il caso di Brandizzo, dove nel 2024 cinque operai furono travolti e uccisi da un treno mentre lavoravano sui binari, lo dimostra chiaramente: nel distretto di Piemonte e Valle d’Aosta le figure deputate ai controlli erano solo 95, di cui 45 con competenza specifica in materia di sicurezza, a fronte di una platea di circa 235mila imprese. Non si può prescindere, nella prospettiva di un miglioramento dell’efficacia dei controlli, dall’uso della tecnologia, a cominciare da quell’intelligenza artificiale che tanto spaventa il mondo produttivo. Un esempio? I modelli predittivi, sviluppati da alcuni ricercatori universitari, che consentono di individuare in anticipo i contesti in cui probabilmente si verificheranno irregolarità in modo da concentrare proprio lì le ispezioni. Ugualmente necessario, infine, è prevedere forme di sostegno soprattutto alle piccole e medie imprese che spesso non riescono a sostenere il peso degli investimenti in sicurezza. Il che, concretamente, vuol dire garantire incentivi e riduzioni del premio assicurativo per chi rafforza gli standard di sicurezza, oltre che finanziamenti per i piani integrati sviluppati da ciascuna impresa d’intesa con le organizzazioni sindacali.

Ecco, qualsiasi intervento del Governo nazionale non può prescindere da una simile strategia complessiva. Il prezzo pagato dai lavoratori morti o infortunati rappresenta un costo umano e sociale non più tollerabile e va abbattuto avendo come stelle polari trasparenza, formazione, informazione, partecipazione e sostegno alle imprese. È un percorso impegnativo e non privo di ostacoli, ma è giunto il momento di affrontarlo tutti insieme per fermare la carneficina.

ARGOMENTI

decreto
idee
lavoro
patto sociale
sicurezza sul lavoro

CORRELATI

Bentornato,
accedi al tuo account

Registrati

Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!