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Per i ragazzi il futuro è un rebus

Finalmente dopo anni di dibattiti e polemiche è stato abolito il test di ammissione per la facoltà di Medicina e Chirurgia. Istituito attraverso un decreto legge nel 1987 per ovviare al problema delle università che non riuscivano a gestire il numero degli iscritti e di un sistema che non era in grado di assicurare un lavoro stabile ai laureati, ha generato una fuga di giovani all’estero, conducendo il nostro sistema sanitario al collasso.

Il Covid ha ulteriormente evidenziato le difficoltà in cui i camici bianchi operano. La nuova riforma, a dire il vero, non è però un “tana libera tutti”.

La meritocrazia diventerà la pietra angolare del nuovo corso. Solo gli studenti più meritevoli potranno proseguire, in quanto dopo il primo semestre ci sarà la selezione e questa volta non sulle cervellotiche domande di logica a cui per rispondere bisognava mettere una crocetta, ma in base al proprio rendimento. Sicuramente si tratta di un notevole salto di qualità rispetto al sistema precedente, che spesso ha penalizzato studenti capaci e determinati, lasciando spazio a una selezione che, in alcuni casi, premiava più chi poteva permettersi corsi di preparazione costosi che non chi aveva una vera vocazione.

Restano comunque dei punti oscuri per quello che sarà il corso di laurea che verrà, in quanto oggi le strutture didattiche sono congestionate, i reparti ospedalieri faticano a garantire tirocini e aumentare il numero degli studenti, anche se per un lasso di tempo limitato, significa più docenti, più aule e più risorse. Che ne sarà di quei giovani che dopo il primo semestre saranno bocciati definitivamente? Tra un anno ne riparleremo.

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