Alla soglia dei 38 anni ho scoperto di essere figlio di un maiale. Non me ne voglia il mio anziano padre che da circa un quarantennio esercita la professione di avvocato. Quell’epiteto non è il frutto del solito moto di ribellione del figlio nei confronti del genitore, ma della mente illuminata di un ex magistrato ed ex parlamentare del Partito democratico, oggi scrittore di chiara fama, come il barese Gianrico Carofiglio.
Nel corso di un dibattito organizzato dall’Anm sulla separazione delle carriere di pm e giudici, Carofiglio ha rispolverato una citazione di George Bernard Shaw, affermando che ormai da tempo non lotta con i maiali: «Ti sporchi dalla testa ai piedi e – soprattutto – ai maiali piace». Qualcuno dirà che si è trattato di un eccesso verbale. La questione, però, non può essere derubricata a una semplice intemperanza, anche perché dall’autore di uno (splendido) sull’uso corretto delle parole è lecito attendersi una particolare prudenza nelle scelte lessicali.
Non occorre che io ricordi a Carofiglio il ruolo che gli avvocati hanno svolto nel ripristino e nel rafforzamento della democrazia nel secondo dopoguerra. Ne cito due per tutti, nella consapevolezza di fare un torto ai tanti che nel tempo hanno difeso e continuano a difendere i diritti delle persone: Piero Calamandrei, uno dei padri della Costituzione italiana, e Francesco Carnelutti, in prima linea nella tutela dei lavoratori. A questi aggiungerei Guido Guerrieri, non perché si tratti di un “principe del foro” ma soltanto perché è il nome dell’avvocato protagonista di “Testimone inconsapevole”, romanzo di esordio di Carofiglio.
Forse, però, è il caso che io ricordi all’ex magistrato qualche non brillantissima performance delle toghe di questo Paese. Parto dai dati sulle ingiuste detenzioni: dal 1991 al 2023 quasi 31.400 persone sono state arrestate per poi essere scagionate da ogni accusa, mentre i casi di soggetti condannati e poi assolti al termine di un processo di revisione sono stati ben 222. Nel frattempo la valutazione di professionalità dei magistrati ha dato esito quasi sempre positivo: dal 2017 al 2021, per esempio, le toghe sono state “promosse” in una quota di casi che oscilla dal 99,2 al 99,6%. E sorvolo sui casi di cronaca, sulle faide e sugli scandali che hanno visto coinvolti decine di magistrati.
Che cosa voglio dire? Che i maiali non sono gli avvocati ma i magistrati? Lungi da me. Chi esercita una funzione tanto alta come quella della giurisdizione merita il massimo rispetto, soprattutto chi quotidianamente combatte la criminalità organizzata e il malaffare mettendo a repentaglio la propria vita e quella dei familiari. Voglio dire, invece, che da un fine dicitore come Carofiglio sarebbe lecito attendersi maggiore considerazione della categoria degli avvocati, anche perché la collaborazione tra tutti gli operatori del diritto è e resta fondamentale per affermare i diritti e le garanzie costituzionali.
In più, chi ha frequentato le aule di giustizia e quelle parlamentari potrebbe e dovrebbe astenersi da certi eccessi verbali, per quanto camuffati da dotte citazioni, e contribuire in maniera sera al dibattito sui nodi che imbrigliano la giustizia italiana. Mi riferisco non solo ai troppi casi di innocenti arrestati o condannati, ma anche a valutazione dei magistrati, terzietà del giudice, processi lumaca, eccessivo ricorso alle misure cautelari. Perché è su questi temi che si giocano la libertà, i diritti fondamentali, la democrazia.