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Per azzerare i morti sul lavoro servono ispettori, non annunci

C’è una nota positiva nella sacrosanta battaglia per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Non si tratta dei maggiori fondi recentemente annunciati dal governo Meloni, che rischiano di rimanere intrappolati nella burocrazia o di essere riservati alle sole aziende strutturate, ma del netto incremento delle ispezioni effettuate nel primo trimestre dell’anno in corso: un rialzo del 17% che fa ben sperare in un rafforzamento dei controlli e, prima ancora, del personale destinato a questa specifica attività.

Partiamo, come sempre, dai dati. Secondo l’Ispettorato nazionale del lavoro, tra gennaio e marzo del 2025 le ispezioni sono state 35.744 e più di 38.200 se si considerano anche le verifiche amministrativo-contabili. L’impennata rispetto allo stesso periodo dello scorso anno è evidente se si pensa che, nel primo trimestre del 2024, i controlli non andarono oltre i 30.545 e a stento superarono i 33.100 considerando anche quelli amministrativo-contabili. L’esecuzione di un maggior numero di ispezioni ha fatto sì che le pratiche già concluse con esito irregolare siano passate dalle 13.265 dello scorso anno alle 15.882 dell’anno in corso, pari al 20% in più. Ma il miglioramento più significativo riguarda la vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro: in questo specifico ambito le ispezioni sono lievitate da 10.439 a 13.367, con un autentico boom del 28%.

Le statistiche confermano quanto era facile immaginare, cioè che a un maggior numero di controlli corrisponde un maggior numero di irregolarità accertate. Quindi è questa la strada maestra da percorrere per raggiungere il traguardo dell’azzeramento degli infortuni e delle morti sul posto di lavoro. Ma per centrare un simile obiettivo bisogna rimediare alla grave carenza di figure professionali specializzate. I 4.600 ispettori attualmente in servizio sull’intero territorio nazionale non possono bastare. L’Organizzazione mondiale della sanità prevede almeno un ispettore ogni 10mila lavoratori, mentre in Italia la proporzione è soltanto di uno a 16mila e, in alcune regioni meridionali, arriva addirittura a uno ogni 20-25mila. Emblematica la vicenda di Brandizzo, dove nel 2023 cinque operai furono travolti e uccisi da un treno mentre lavoravano sui binari: nel distretto di Piemonte e Valle d’Aosta le figure deputate ai controlli erano solo 95, di cui 45 con competenza specifica in materia di sicurezza, a fronte di una platea di circa 235mila imprese.

Non si può prescindere, dunque, come anche i vertici di Confimprenditori hanno opportunamente osservato al termine di un recente incontro con i rappresentanti del Governo, da un “Piano 4.0 della sicurezza” che preveda innanzitutto massicce assunzioni di ispettori del lavoro, criteri di accesso semplificati, incentivi per la formazione permanente anche attraverso enti bilaterali e piattaforme digitali dedicate. In questa prospettiva può essere d’aiuto l’intelligenza artificiale, cioè i modelli predittivi che alcuni ricercatori universitari hanno messo a punto e che consentono di individuare in anticipo i contesti in cui probabilmente si verificheranno irregolarità in modo da concentrare proprio lì le ispezioni.

Quindi bene l’incremento dei fondi previsto dal governo Meloni, a patto che simili annunci non restino lettera morta e si inseriscano in una più ampia strategia di contrasto al fenomeno degli incidenti e delle morti sul lavoro. Il tempo di piangere le vittime è finito, è ora di restituire sicurezza e dignità a chi ogni giorno si impegna per portare il pane a casa.

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