SEZIONI
SEZIONI
Bari
Sfoglia il giornale di oggiAbbonati

Pelea e Medea, l’incontro degli opposti e il calderone

Un simbolo potente di trasformazione, comunione con il divino e passaggio tra mondi, è rappresentato dal calderone, elemento presente in numerose tradizioni culturali. Per gli antichi greci nel suo interno avveniva un processo di fusione, in cui le differenze si scioglievano per ottenere un’entità nuova.

Si trattava di un’alchimia che andava oltre la somma delle parti, dove ogni elemento non era più se stesso ma qualcosa di altro e di superiore, dove la materia si dissolveva e si rigenerava. Il calderone, quindi, inteso come il luogo nel quale il confine tra vita e morte si assottigliava e le leggi della natura sembravano sospese, in quanto permetteva a ciò che era separato di mescolarsi, alle differenze di dissolversi e diventare unità. Questo spazio apparteneva a maghi e dei. Ma questo era anche lo spazio dove si incontravano gli opposti: luce e buio, ordine e disordine, gioventù e vecchiaia, vita e morte.
E proprio avanti ad un calderone con la promessa di far tornare indietro il Tempo, troviamo una delle figure più ambigue del mito: Medea.

Con la sua arte magica taglia a pezzi un vecchio montone, immergendolo nel calderone. Tra incantesimi e pozioni effettua la trasformazione: estrae un agnellino. I presenti sono esterrefatti, si può quindi diventare una seconda volta giovani e la maga lo ha dimostrato. Ed ecco che la sua vendetta prende corpo. Convince le figlie di Pelia, re di Iolco, che anche il vecchio padre può tornare forte e aitante. E allora sono proprio loro a compiere il rito, ne fanno a brandelli le membra, gettandole nel calderone bollente. E qui si compie il dramma, l’uomo non torna giovane, è semplicemente morto, ucciso dalle proprie figlie, nell’assurda volontà di invertire le leggi della Natura.

Quindi il calderone si trasforma, non è più strumento di rigenerazione e vita, ma vera e propria macchina di distruzione e morte e in questa narrazione c’è tutta la morale del mondo greco, di un mondo che come aveva inciso da sempre sui muri del tempio di Apollo a Delfi, propugnava un semplice insegnamento: “meden agan” ovvero “nulla di più”. Non oltrepassare il limite che gli dei avevano stabilito, quel limite che vede nella morte la conclusione naturale della vita. Non ci può essere giorno senza notte, non ci può essere vecchiaia senza giovinezza, come non ci può essere vita senza morte. Ma questo Pelia non lo sapeva, Medea sì!

ARGOMENTI

antica grecia
calderone
idee
medea
opposti
pelea

CORRELATI

Bentornato,
accedi al tuo account

Registrati

Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!