Tra due giorni è Pasqua e, secondo la liturgia, l’Agnello di Dio nella notte del Giovedì viene tradito e soffre la sua e la nostra Passione; il Venerdì muore in croce; la Domenica Risorge trasmettendoci un messaggio di speranza. E pace. Ma la pace è di questo mondo? E cosa significa per noi questa parola
Etimologicamente deriva dalla radice “pak” e pertanto è alla base di vocaboli quali “pattuire”, “legare”, “unire”, o del latino “pax”. Ma la pax romana non era quella che intendiamo noi, ma nasce da un patto, spesso imposto con le armi, in quanto rappresentava la tranquillità dell’impero dopo la vittoria e questo non significava la fine in assoluto della violenza. Ma restiamo a Roma. Scorrendo le Elegie di Tibullo, inciampiamo in una spinosa domanda: posto che le armi sono solo uno strumento, è più colpevole chi le costruisce o chi le utilizza? Ma può essere una pistola uno strumento neutro? Un cappio è solo una corda? La polvere da sparo è solo polvere? La bomba atomica è solo una reazione nucleare?
Allora se un’arpa può soltanto suonare anche una pistola può soltanto sparare. E cosa c’è dietro la mano che impugna quella pistola? Non l’odio o la rabbia, ma fiumi di denaro. Lo sapeva anche Tibullo che, solo qualche anno prima della nascita di Cristo, scriveva: “È tutta colpa dell’oro: non c’erano guerre/quando sulla mensa stavano coppe di faggio”. Forse noi oggi difficilmente torneremo a una vita più semplice e frugale, ma abbiamo ancora la voce e la volontà per dire “no” davanti a una pistola.