Il messaggio augurale del capo dello Stato è stato un vero schiaffo alla politica italiana: sul tema delle aree interne tutta la forza di una visione politica che non trova il protagonismo del Parlamento italiano. «Continua il pericolo dell’abbandono della aree interne e montane. Colmare queste distanze», ha affermato Sergio Mattarella urbi ed orbi. Il Pnrr, con i due pilastri della coesione sociale e del riequilibrio territoriale, è l’emblema del fallimento totale in termini di programmazione, progettualità e visione verso una parte del Paese che sta letteralmente scivolando verso il declino definitivo con grave danno per l’Italia e per l’Europa.
Quando Mattarella ha detto che «tra Nord e Sud c’è una diseguale disponibilità di servizi» e che «assicurare una effettiva pienezza dei diritti è il nostro compito», ognuno di noi ha pensato: «Questo ceffone alle Regioni è plateale. La spoliazione continua dei servizi (sanità territoriale, saperi scolastici, mobilità sociale, la grande sete del Sud con 44mila tra condotte gruviera e invasi non collaudati e non collaudabili, progettualità inesistente ,ruralità azzerata) rivela il disastro delle Regioni italiane, quelle del Sud in particolare, e la fine di un sogno. Alle sollecitazioni generose del presidente della Repubblica occorre reagire con la forza della proposta e della partecipazione.
I comitati civici per l’acqua pubblica, per la salute e il benessere a Mattarella fanno sapere che occorre una grande programma ventennale per l’Appennino italiano e per la corona alpina. Al presidente della Repubblica, perciò, si chiede di sollecitare una riflessione parlamentare sulla necessità di un vero “piano Olivetti” sostenuto concretamente sul piano economico e finanziario: una Cassa per le aree interne sulla falsariga della prima esperienza della vecchia Cassa del Mezzogiorno.
Anche se per centrare questo obiettivo non si vede all’orizzonte un De Gasperi né un Saraceno né Menichella e men che meno un Sullo. Manca una classe dirigente che abbia una “visione” e, dunque, sia capace di guardare all’Italia del 2050 e non al prossimo appuntamento elettorale. Occorre una governance nuova che recuperi il territorio e le sue migliori rappresentanze istituzionali, una riforma vera con un sistema ordinato ed autorevole delle autonomi locali.
La legge finanziaria appena varata “uccide” i piccoli Comuni sotto i 2mila abitanti. Ai sindaci occorre assicurare strumenti concreti e soprattutto risorse importanti per garantire servizi, opportunità e definitive chance di rilancio delle comunità che sono chiamati ad amministrare. Un’idea valida potrebbe essere costituita da un grande piano di detassazione e defiscalizzazione spinta per provare a “dare ossigeno” alle nuove residenze. Il taglio dei Parlamentari ha “desertificato” la rappresentanza parlamentare per una vasta area del Paese. Le leggi elettorali varate da ciascuna Regione hanno creato le condizioni, con l’assenza ormai devastante di partiti organizzati, di avere rappresentanze delle aree interne e montane nei consessi regionali, ma tale disegno non si è concretizzato.
Gli schiaffi del Covid sembrano essere stati già smaltiti dalla politica italiana. Molto presto tutti hanno dimenticato il grande lavoro svolto a livello locale da sindaci, sacerdoti, medici di base, infermieri, farmacisti, vigili urbani e carabinieri con i volontari delle Protezioni civili locali, autentico “fortino sanitario” nella stagione della vaccinazione che ha salvato migliaia e migliaia di vite umane.
Con il Quirinale l’interlocuzione è necessaria come ai tempi di Ciampi e Gifuni. In questa epoca di mediocrità, di totale assenza di classi dirigenti in grado di delineare e concretizzare una visione, la forza del presidente della Repubblica, il vero garante dei cittadini delle aree interne, risulta più che mai strategica. I cosiddetti “governatori” dovrebbero riflettere molto sulle parole di Sergio Mattarella ed il pensiero veloce si dirige verso Roberto Ruffilli e la sua straordinaria idea di riforma (mancata) dello Stato nelle sue articolazioni più delicate. Un tempo di rinnovato “municipalismo” sturziano si approssima alle porte della politica: sarebbe il caso di non perdere altro tempo in sterili discussioni.
Bentornato,
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