Immagino che ai lettori di questo quotidiano non capiti di imbattersi, se non per caso, nella stampa a diffusione locale di altre regioni. Se questo succede, è solo perché magari quel giorno si trovavano lì in viaggio. Penso allora di fare cosa utile sintetizzando e poi commentando per loro un articolo di Antonio Polito, vicedirettore del Corriere della Sera, che ha conservato una rubrica domenicale sull’edizione campana del Corriere del Mezzogiorno da lui diretta in passato.
Il giornalista parla del “parricidio” – ovviamente simbolico – che un politico, se vuole crescere, deve a un certo punto commettere nei confronti del suo mentore e fa alcuni esempi: ha dovuto eseguirlo Angela Merkel nei confronti di Helmut Khol o (con minore fortuna) Gordon Brown verso Tony Blair. Chi scrive aggiunge il ricordo di come una nuova generazione democristiana si sbarazzò di Alcide De Gasperi o del modo in cui capitò altrettanto con i socialisti che al Midas defenestrarono Francesco De Martino in favore di Bettino Craxi, oppure con Achille Occhetto e Massimo D’Alema che – per una volta alleati – si liberarono di Alessandro Natta, segretario di transizione del Pci dopo Enrico Berlinguer. La politica non è d’altronde un pranzo di gala e conosce crudeltà e durezze del genere: come diceva Enrico De Nicola, «la gratitudine è il sentimento della vigilia».
Aspettate, però: adesso viene il bello per un pubblico pugliese. La premessa che Polito argomenta fin qui era infatti esposta per parlare poi proprio di questa terra. È un segreto ormai di Pulcinella che per il centrosinistra sia pronta da tempo la candidatura dell’ex sindaco barese Antonio Decaro a presidente della Regione Puglia, nel frattempo (giusto per non restare con le mani in mano dopo l’addio al Comune) fattosi eleggere al Parlamento europeo. Michele Emiliano non potrebbe cercare un terzo mandato, perché la Corte Costituzionale è stata molto chiara in proposito e i successivi tentativi leghisti di rilanciare la questione sono finiti nel nulla, ma nemmeno lo voleva. Lui già si pensava invece a Montecitorio, visto che nemmeno lo sfiora l’idea di tornare a fare il magistrato: un ruolo da cui è in aspettativa, ma non si è mai dimesso e nel quale dovrebbe rientrare, per legge, lontano da dove ha fatto politica attiva. Questi i termini del patto: mentre non maturano le condizioni per Roma, si sarebbe “parcheggiato” nel Consiglio regionale. Senonché ci si è messo di mezzo l’imprevedibile Cupido e il seguito di una tarda, prossima paternità. Secondo alcuni Emiliano non avrebbe insomma più tanta voglia del Parlamento e non lascerebbe invece la città di san Nicola. Che cosa dare però a un uomo influente e dalle mille relazioni come lui, che non si può trascurare, se non la cruciale presidenza dell’organo consiliare, alla quale pensano del resto per le rispettive regioni – pare – anche De Luca e Zaia?
Fin qui Polito che ho riassunto. Si aggiunga che Sinistra italiana sta solleticando Vendola al grande ritorno lui pure. Si capisce allora bene che il povero Decaro non dorma la notte, al pensiero di dovere convivere con due “angeli custodi” di questo calibro. O tra due “carabinieri”. Un solo dubbio: in ipotesi, chi sarebbe quello “buono” e chi quello “cattivo”?
Bentornato,
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