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Ora una stretta al mercato dei fitti brevi

Siamo a Bari nel settembre del 2023, le Università stanno gradualmente riprendendo le proprie attività e migliaia di studenti faticano a trovare un alloggio. L’emergenza abitativa che ha investito il nostro territorio non è un fenomeno recente, da oltre un anno denunciamo il costante aumento del costo degli affitti e una notevole riduzione dell’offerta. L’anno scorso i dati ci riconsegnavano un quadro impietoso: +78% della domanda, -61% dell’offerta rispetto al 2021.

Quest’anno la situazione non appare affatto migliore, infatti, secondo le analisi condotte da Immobiliare.it, la città di Bari è il comune italiano con il più alto aumento del costo degli affitti, si parla di un +29% per l’affitto di una stanza singola rispetto ai dati del 2022.

È evidente l’esistenza di un nesso di causalità tra la riduzione di stanze disponibili per il mercato degli affitti e gli aumenti dei canoni di locazione, oggi una singola a Bari in media costa 356 euro (dati immobiliare.it), cifra a cui devono necessariamente aggiungersi le spese per le utenze e per vivere una vita dignitosa.

La prima causa che possiamo individuare come generatrice di questa situazione è la forte turistificazione che ha investito il nostro territorio; interi quartieri e zone fortemente caratterizzate dalla presenza di studenti universitari sono ormai ostaggio dei proprietari di immobili che scelgono di aumentare le proprie rendite destinando sempre più alloggi al mercato degli affitti brevi turistici. Questo si aggiunge ad uno dei problemi atavici del nostro sistema di diritto allo studio, la costante insufficienza di posti alloggio pubblici: basti pensare che quest’anno nella nostra città, in cui la popolazione universitaria è di oltre 50.000 studenti, saranno disponibili solo 1047 posti alloggio nelle residenze Adisu.

In tutta Italia le residenze pubbliche soddisfano i bisogni solo del 5% di universitari, se confrontassimo questo dato con altri sistemi di diritto allo studio simili al nostro emergerebbe l’enorme arretratezza del sistema di diritto allo studio in Italia. In Francia e Germania vi sono, rispettivamente, 175.000 e 198.208 posti alloggio contro i circa 45.000 posti letto nel nostro Paese. Fanno sorridere le recenti dichiarazioni della ministra Bernini in cui afferma che la realizzazione di 65.000 posti letto da realizzarsi entro il 2026 è ad un tiro di schioppo se pensiamo che quest’anno il governo, il quale avrebbe dovuto incrementare di 7.000 posti letto l’offerta garantita dalla residenzialità pubblica (obiettivi fissati dal Pnrr) è stato in grado di realizzarne da zero solo 3.000. La narrazione governativa sembra mostrarci enormi successi in materia ma in realtà si tratta di risultati non raggiunti, poiché, per assolvere all’obiettivo posto dall’Ue per quest’anno il Mur ha menato diversi in cui si è data possibilità a soggetti privati, che già operavano nel mercato della residenzialità, di trasformare posti letto già esistenti in posti letto accessibili attraverso i bandi delle agenzie regionali per il diritto allo studio, temporaneamente e con un finanziamento del governo a queste strutture, le quali alla scadenza degli accordi potranno riconvertire, secondo le proprie necessità, tali immobili.

È l’ennesima pezza a colori messa da una politica che non si interroga su come dare risposte definitive ad un problema che è storico per chi studia in questo paese, mai come oggi sarebbe opportuno sviluppare una strategia e una visione di insieme sull’abitare e sul diritto allo studio. Le residenze pubbliche hanno un duplice ruolo, garantiscono il posto letto alle fasce meno abbienti della comunità studentesca e al contempo fungono da strumento in grado di calmierare il costo degli affitti, per chi non ha accesso ai bandi benefici e servizi delle agenzie per il diritto allo studio. Nella nostra città abbiamo un dialogo aperto con l’amministrazione cittadina per il rinnovo del canone concordato (fermo al 2004) e per implementare il matching tra domanda e offerta, ma sono misure che da sole non bastano. È necessario aumentare i posti nelle residenze pubbliche ed è necessario imporre una stretta al mercato degli affitti brevi, regolando un settore in preda ad una forte speculazione che rischia di far finire in strada migliaia di studenti e migliaia di famiglie, anch’esse vittime degli aumenti degli affitti e dell’erosione del salario a causa dell’inflazione imperante.

Gennaro Cifinelli – Coordinatore Link Bari e Consigliere di amministrazione Adisu Puglia sede di Bari

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