Tra i compiti affidati alla scuola, in quanto Comunità Educante, rientra, senza dubbio alcuno, la tutela del patrimonio artistico, culturale e paesaggistico della Nazione, come da statuizione enucleata nell’articolo 9 della nostra Carta costituzionale.
Si tratta di una funzione di incontrovertibile rilevanza che, ancor di più, va ad avvalorare la funzione sociale che l’istituzione scolastica esercita, oltre l’alveo della didattica. In effetti è sinallagmatico affermare che coloro che riconoscono il Patrimonio materiale e immateriale di una comunità e lo sanno apprezzare, ne promuovano tutela e valorizzazione, in quanto di inestimabile valore e dalle ripercussioni economico-sociali. In tale ambito, l’azione didattica deve creare ‘plusvalore’, erudendo alla conoscenza e sensibilizzando alla valorizzazione ‘ extra-territoriale ‘ di quanto di prezioso rientri nella disponibilità di un popolo e di un territorio. È necessario partire dai più giovani che, talvolta, ignorano il valore, si approcciano con superficialità alla conoscenza e si atteggiano con poco rispetto e ossequio alla ricchezza lastricata nella loro orbita. Di guisa, risulta imprescindibile avviarsi all’affermazione della cosiddetta “Pedagogia del Patrimonio”, quale strumento di educazione alla cittadinanza, al rispetto dell’alterità, votata al confronto, al dialogo e/o all’approfondimento, con lo scopo di creare uno spazio epistemico in prospettiva pedagogica e, soprattutto, in ambito di istituzionalizzazione della cosiddetta ‘ Heritage education’.
Valorizzare il patrimonio, in tale latitudine prospettica, significa garantire una eredità culturale alle giovani generazioni, attraverso la quale creare ponti, relazioni e prospettive. Alessandro J. De Stefano affermava: ‘ Ogni bene culturale in pericolo rappresenta un’emergenza del tessuto storico e sociale di una comunità’, enfatizzando l’essenza di valore del patrimonio culturale, senza del quale si ricadrebbe in una società annichilita e priva di orizzonti.
Per dar vigore alla forza motrice che deve garantire la tutela del Patrimonio Culturale è intervenuto, anche, il Legislatore con il Dlg 60/2017, in applicazione delle Legge 107/15, introducendo norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali, sul sostegno della creatività, acquisendo, tra l’altro, le Raccomandazioni del 22 Maggio del 2018 del Consiglio dell’Unione europea. La creatività se supportata, alimentata e accompagnata, è capace di creare valore e patrimonio, in senso culturale, artistico e paesaggistico, pertanto, in una Scuola pioniera del cambiamento non deve mai essere compressa o soppressa.
Di assoluta rilevanza, in tale direzione di sviluppo, è l’adesione, avvenuta il 27 Febbraio del 2013, dell’Italia alla Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del Patrimonio culturale per la società, meglio nota come Convenzione di Faro, dal nome della Località portoghese in cui il 27 Ottobre 2005 vi fu il primo incontro di apertura e di sottoscrizione. Una adesione che, seppur intervenuta a distanza di circa 8 anni, esemplifica la volontà nazionale di procedere all’iniziazione di un processo di riqualificazione culturale, attraverso la valorizzazione delle proprie radici e tradizioni storiche, affermando il ‘ Diritto’ al patrimonio culturale, quale segno di partecipazione attiva ad uno sviluppo globale, non più di ‘ quartiere’. Tale ‘ Diritto’ deve risultare interconnesso alle relazioni umane e sociali, a sostegno della Democrazia e dei diritti umani, intesi in senso universale. La cultura deve essere condivisa e non può rappresentare vessillo di una sparuta minoranza, andando oltre l’acre sapore di una limitata detenzione ‘ aristocratica ‘ che deve contrapporsi ad una precostituita insipienza ‘ plebea’. D’altronde, il sapere promuove progresso, sapienza, consapevolezza e uguaglianza, in un momento storico talmente complesso e caratterizzato da ostracismo e conflittualità. Lo sviluppo della persona, quale centro nevralgico di un processo di rinascita, affonda le sue radici in un seducente e ammaliante sentimento di sapere che vada al di là delle partizioni per prerogativa e approdi in ‘un dolce sentire’’ onnisciente e dal sapor di fratellanza, che parta dall’esaltazione inebriante della natura e che possa inondare l’umanità di luminosità. La cultura è luce e solo attraverso la stessa potranno annientarsi le zone di opacità, ove resta ancora pregnante e sprezzante il ‘ puzzo’ della discriminazione e dell’iniquità.
La Scuola deve indurre lo studente a sedimentare un sentimento d’amore verso l’ambiente circostante, partendo dalla consapevolezza che proprio in quello ambiente si sono sviluppati tradizioni, usi e consuetudini, che rappresentano le nostre radici, la nostra genesi e la nostra storia. Partendo dalle origini, inevitabilmente, si costruisce lo spazio del futuro, in cui venga inneggiato il valore del patrimonio culturale, con la consapevolezza che lo stesso debba essere condiviso e traslato e, senza dubbio, non gestito in regime di monopolio e/o in regime di oligarchia. Uno spazio, quindi, aperto a tutti, in cui regni la propensione alla valorizzazione del ‘ noi’ e non l’isolamento dell’io’. Solo così si percorrerà la strada, tanto decantata e ribadita in tutti i tratti semantici della Carta Costituzionale, dell’integrazione e dell’inclusione, senza dubbio connotazioni essenziali, quest’ultime, di Patrimonio umano di inestimabile valore.