Le immagini sono forti e i contenuti mirati: l’ospedale oncologico pediatrico di Kiev bombardato e annientato è un simbolo nostro, non della Russia e dell’Ucraina. È un simbolo della società del 2024, un marchio sulla pelle di ognuno di noi.
Ma non piangete su quei bambini, non fate gli ipocriti commuovendovi con lacrime di presunta tenerezza. Sarebbe un affronto violento: sui corpi piccini di morti senza speranza di umanità non deve piovere il pianto di chi, come noi, non prova lo stesso sdegno su chi vende armi e foraggia la guerra, Italia in testa, perché quelle stragi avvengano.
I tg che rimandano immagini di morte sono i primi venditori di menzogne, colpevoli di ipocrisia fino allo sfinimento, quando tacciono sulle logiche commerciali con cui le lobbies delle industrie di armamenti si stanno facendo tonde tonde in questo momento e non solo.
Per piacere, non piangete su quei corpi: che si abbia il pudore del silenzio colpevole pieno di imbarazzo e vergogna per non essere riusciti a fermare quella come altre guerre. Io, che a Kiev ci sono stato in missione umanitaria (con Stopthewarnow) e che su queste pagine ho scritto in tempo reale il diario di quei giorni prima del bombardamento che ha annientato la capitale, ho visto con i miei occhi lo spavento negli occhi dei giovani, la dignità rubata ai nuovi poveri, il viso basito di tanti vecchi e bambini.
In questi giorni sono comparse scritte sui muri di Bari: “Restituite elezioni libere agli ucraini”. Chissà che non sia un monito, una richiesta di aiuto o un grido per attirare il nostro sguardo rivolto altrove. Non piangete su quei corpi, voi che vivete nelle vostre comode case, voi che trovate, tornando a casa, il cibo caldo e visi amici. O vi si sfaccia la casa…
Bentornato,
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