Gentile preside, comincio dalla fine: “Scialla!”. E questa volta tale affermazione (sarà una caduta di stile ma è comunque riportata dal dizionario Zingarelli, nonché dall’Accademia della Crusca, oltre ad essere un titolo di un libro affermato e di un bellissimo film), la rivolgo a Lei, scusandomi se uso un neologismo giovanile per un concetto che le nuove parole portano in arricchimento alla bellissima lingua italiana.
Per intenderci: sarà un neologismo che a Lei non piace e forse neanche a me, ma anche ai contemporanei di Dante suonava strano il verbo “indovare” o il più famoso “trasumanar”, che ora fanno parte dell’alta tradizione linguistica da Pasolini in poi. Dunque stia tranquilla: “scialla” è un termine usato, pure brutto per alcuni, che di fatto allarga e amplia il gergo linguistico con cui i giovani comunicano. Anche i suoi, sicuramente.
La ringrazio per la precisazione su Voltaire su cui lei tanto doviziosamente si sofferma sulla forma ma non sul senso. Con buona pace di Eveline Hall, che pure sbagliò riportandola nella sua biografia di Voltaire: e a proposito, non si affanni ad omologare un mero errore di citazione commesso da persone ben più importanti di me, ad una volgare fake news che decisamente non sostengo né che fa parte del mio stile professionale e giornalistico, su cui la invito ad essere più attenta e più opportunamente dialogica. Dunque “un po’ meno”, “less is more”, cara preside.
Non si affanni a colpirmi se ritengo esagerato un intervento istituzionale sul prof. Raimo in questo contesto storico: semplicemente la penso diversamente da Lei. Il problema serio è che quell’intervento, sicuramente sopra le righe, è stato tenuto fuori, ripeto fuori, dalle aule scolastiche, e non nell’esercizio delle funzioni di dipendente pubblico e dell’insegnamento. A meno che non ci sia altro, l’Usr o chi per lui non può sanzionare un docente per quanto detto fuori dal contesto scolastico, di qualunque fede, idea o appartenenza sia, a meno che non ci sia un reato per cui si interviene con una querela. Di questo chiedo conto al Ministro in quanto responsabile di un sistema che ha attivato questo provvedimento, non perché ce l’abbia con lui personalmente.
Ma queste cose Lei le sa meglio di me, e sa anche che non si possono confondere le sanzioni ad un discente con quelle ad un docente, che appartengono a due inquadramenti diversi con diversi oneri e onori, tutti con uguali doveri. In merito “all’ipotetico diritto di critica” su cui ribadisco la citazione di Voltaire, ops di Hall, insulti e minacce devono essere banditi dalla scuola, assolutamente. Tuttavia i ragazzi che scendono in piazza a difendere Raimo per ciò che ha detto fuori della scuola non sono certo istigati alla violenza, come i sindacati, le testate giornalistiche, i politici e tutti coloro che sostengono non le idee del prof. Raimo, quanto una misura che, mi dispiace per lei, viene assolutamente avvertita come repressiva.
Di questa percezione diffusissima e amara, è Lei che magari mi deve dare spiegazioni: per una misura simile della ministra Azzolina (non da me amatissima) l’atteggiamento è stato diverso, come diversa è stata la risposta al provvedimento contro la prof. Dell’Aria a Palermo per aver associato l’allora Ministro Salvini al nostro odiato Duce. Perché? Infine, se quello di Raimo “è un pensiero non compatibile con la missione del docente”, ugualmente non sono compatibili molti comportamenti di tanti politici su cui non piovono provvedimenti della stessa portata. “La scuola deve togliere la violenza dall’aula, non esaltarla”: che lo dicano non solo i dirigenti e i docenti, ma anche quegli stessi ministri e politici, di tutti i colori, che nelle aule del nostro Parlamento non sanno gestire la loro comunicazione e offrono esempi ben più pesanti del troppo infervorato e biasimevole Raimo. Suvvia, Preside, non stia a rimbeccarmi con la troppo facile scusa della “strumentalizzazione dei giovani” nel mese delle occupazioni, perché non si addice ad una dirigente come Lei che i giovani li forma al pensiero libero, e poi perché se i giovani sono strumentalizzabili sic et simpliciter allora il senso della scuola è finito e i giovani sono burattini persi irrevocabilmente. Ed io non lo credo fermamente, perché i giovani quando trovano un docente o comunque un adulto credibile e sincero, al di là di quello che pensa di diverso, lo difendono fieramente e sinceramente. Altro che strumentalizzati.
Bentornato,
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