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Nella formazione occorre superare le emarginazioni

Un ambiente di apprendimento innovativo ed accudente favorisce anche l’integrazione e l’inclusione, creando convergenza e comunione, all’insegna di una crescita decorosa e universale e contemplando le esigenze di ciascuno. Un ambiente in cui si sviluppa uno scambio reciproco di esperienza umana sul piano psicologico. Un luogo in cui si vive, all’insegna del confronto esperenziale, uno scambio culturale, dove emerga una prospettiva più ampia e matura. Un luogo dove l’alunno migrante rappresenti una parte vitale e funzionale che arricchisce l’insieme. Un luogo in cui si possa diffondere ed affermare un messaggio polifonico, che oltrepassi la miopia della censura e del discrimine. Un ambiente che orienti all’esaltazione e alla valorizzazione del bello e che sappia far riconoscere il bieco dell’ingiusto, ovvero quell’oblio dal quale distanziarsi. Uno spazio avveniristico dove si costruisca futuro con le ‘ armi’ della pace, della convivialità, della gioia e dove si svuoti ‘ l’arsenale’ dell’odio, della censura, del discrimine e della violenza. Insomma, per utilizzare una espressione del celebre Presidente Sandro Pertini, un luogo dove si alimenti ‘ il fienile’ dell’amore.

La Scuola, per tramutarsi in comunità educante, attraverso sani ambienti di apprendimento, deve essere in grado di costruire ponti che ricongiungano e sodalizzano versanti, che devono essere complementari ed additivi e mai contrapposti.

Questo Risorgimento Culturale può essere alimentato, anche, utilizzando le risorse del PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, all’uopo destinate per creare spazi alternativi e promuovere riqualificazione strutturale e metodologica. Quindi, una sfida da cogliere con pervicacia e con forza, al fine di stimolare quel cambiamento che, inevitabilmente, deve partire dai banchi di scuola, per costruire buone prassi, andando oltre l’intervento episodico e circostanziato e consolidando misure sistemiche e strutturali che siano volano di crescita globale e permanente.

Tra i modelli sperimentali e sperimentati, un particolare plauso va riconosciuto, nella nobile ottica dell’innovazione, al modello DADA, che concepisce gli spazi didattici non in maniera limitativa ed esclusivamente riconducibili ad uno spazio, univoco ed immutabile, assegnato alla classe, ma, come spazio amplio e dinamico, in cui sono i Dipartimenti disciplinari, beneficiari di assegnazione ad hoc, a favorire, con il loro orientamento direttivo, interscambio ed interazione.

Questo il mondo che vorrei da Educatore.

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