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Minacce e aggressione ai sindaci, genesi pugliese di un fenomeno che frena lo sviluppo

Dal 2009 oltre 5.700 episodi di intimidazione agli amministratori locali in Italia. Nel 2024 casi in aumento anche in Puglia, da Triggiano a Ostuni: ai danneggiamenti e alle aggressioni si aggiungono le minacce sui social (ultima di ieri al Sindaco di Montesant’Angelo), sempre più frequenti e immediate. I sindaci, spesso soli con le loro famiglie, pagano il prezzo più alto. Senza sicurezza e trasparenza nessun rilancio è possibile.

Un sindaco che trova la macchina incendiata sotto casa. Un vicesindaco bersagliato da lettere anonime. Un assessore che viene aggredito verbalmente durante un consiglio comunale e le dichiarazioni gli insulti e le minacce sui social. Sono immagini che appartengono purtroppo alla quotidianità di diversi comuni pugliesi, gli ultimi fatti a Montesant’Angelo, Triggiano e Ostuni, e che descrivono un fenomeno sempre meno episodico e sempre più strutturale: le intimidazioni agli amministratori locali.

Negli ultimi quindici anni in Italia il fenomeno delle intimidazioni contro i sindaci e gli amministratori locali ha assunto dimensioni strutturali: dal 2009 a oggi si contano oltre 5.700 episodi, una media di più di uno al giorno. Solo nel 2024 ne sono stati registrati 328, con un incremento rispetto all’anno precedente. Più della metà di questi atti avviene nelle regioni del Sud, dove il fenomeno resta più diffuso e radicato.

La Puglia è tornata stabilmente ai primi posti per numero di intimidazioni. Nel 2024 si sono contati 36 episodi, con una distribuzione che tocca diverse province: da Bari e Taranto, entrambe tra le aree più colpite a livello nazionale, fino a Foggia, dove oltre il 60% dei comuni ha subito almeno un atto intimidatorio. Le forme sono diverse — lettere e messaggi di minaccia, anche tramite social, incendi a veicoli, danneggiamenti a beni personali, fino a ordigni esplosivi — e testimoniano un clima di pressione crescente.

Tra i casi più recenti spiccano quelli che hanno coinvolto la Vicesindaca di Novoli e i Sindaci di Castrignano del Capo e di Seclì nel Leccese, la Sindaca di Lizzano in provincia di Taranto, oltre agli episodi verificatisi nei giorni scorsi a Monte Sant’Angelo, Triggiano e Ostuni. Atti intimidatori particolarmente gravi che hanno suscitato una ferma e unanime reazione di solidarietà da parte delle istituzioni, con prese di posizione decise da ANCI Puglia, Prefetture e Regione.

Il quadro complessivo mostra come la Puglia resti una delle aree più esposte d’Italia a questo tipo di pressioni, con sindaci e amministratori locali che continuano a essere bersaglio di minacce e violenze per la loro attività amministrativa. Un fenomeno che non solo incide sulla sicurezza personale, ma rischia anche di indebolire la vita democratica e la capacità delle comunità di governarsi liberamente.
Se in alcune aree non si può escludere la mano della criminalità organizzata, nella maggior parte dei casi gli episodi nascono da contesti diversi: conflitti sociali, pressioni individuali, rancori locali. È il peso della prossimità: in territori piccoli, amministrare significa essere quotidianamente esposti, senza filtri, a interessi e tensioni che possono trasformarsi in minacce.

La solitudine (e il coraggio) dei sindaci

I sindaci sono i bersagli principali. Sono loro a dover dire i “no” più scomodi, a farsi carico di decisioni impopolari ma necessarie, a garantire trasparenza e legalità in contesti spesso fragili. Troppo spesso, però, si ritrovano soli.

Oggi, oltre agli atti intimidatori “tradizionali”, pesa anche la nuova frontiera delle minacce via social: commenti aggressivi, insulti e messaggi di odio che arrivano con una frequenza quotidiana e con l’immediatezza tipica della rete. Una violenza verbale che, pur non lasciando segni fisici, logora la serenità personale e familiare degli amministratori, amplificando la loro esposizione pubblica.
Eppure non si può non riconoscere il coraggio con cui tanti amministratori pugliesi, nonostante le minacce, continuano a servire le proprie comunità. Un coraggio che non è solo individuale, ma che coinvolge inevitabilmente le loro famiglie, costrette a vivere nell’incertezza e a sacrificare la propria serenità quotidiana per il bene comune.

I comuni sono i motori principali degli investimenti pubblici. Dalla gestione dei fondi PNRR ai programmi europei, passando per i progetti di rilancio turistico e produttivo, tutto passa da loro. Se un sindaco non può operare in condizioni di sicurezza e serenità, personale e istituzionale, la democrazia locale si indebolisce e con essa le prospettive di sviluppo di un intero territorio.
il ruolo della società civile

Contro le intimidazioni non basta con la repressione. Serve una strategia di prevenzione e responsabilizzazione collettiva la società civile. Non solo istituzioni e forze dell’ordine, ma cittadini, associazioni, scuole e imprese devono sentirsi parte attiva nel proteggere la legalità.
Gli strumenti non mancano: dai percorsi di educazione civica e legalità nelle scuole – come le iniziative “Arte e Legalità” e “VibrAzioni di legalità” promosse dalla Prefettura di Bari con ANCI e Regione – fino alla partecipazione civica prevista dalla legge, con consulte, bilanci partecipati, osservatori locali. Coinvolgere i cittadini nella gestione della cosa pubblica significa renderli sentinelle consapevoli, capaci di respingere insieme ai sindaci le pressioni indebite.

Le risposte possibili

Per arginare questa emergenza servono azioni concrete e persistenti: Presìdi di sicurezza rafforzati per gli amministratori più esposti, sotto il coordinamento delle Prefetture. Reti di sostegno istituzionale tra comuni, ANCI, Regione e associazioni come Avviso Pubblico, per rompere l’isolamento dei sindaci. Gestione trasparente dei fondi UE e PNRR, con strumenti digitali di tracciabilità e open data, per ridurre i margini di discrezionalità e aumentare la fiducia dei cittadini. Partecipazione civica strutturata, affinché la comunità locale diventi parte della soluzione, non spettatrice passiva.

La posta in gioco: democrazia e sviluppo

La legalità non è un lusso, ma il fondamento dello sviluppo. Senza amministratori liberi di decidere con trasparenza, nessun investimento potrà attecchire davvero. Proteggere i sindaci significa proteggere la democrazia e aprire la strada a un futuro in cui la Puglia possa attrarre investimenti, turismo, innovazione. La sfida, oggi, è chiara: trasformare la paura in un impegno collettivo. Perché solo una società si afferma e si riconosce nella propria legalità può crescere davvero.

Di Fiorenza Pascazio

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