A Bari è diventata una barzelletta. La storiella del tè e della birra che, serviti al tavolino, in quel di Torre Quetta, promenade sur mer in città, hanno prezzi stratosferici. Roba da mutuo in banca se da adesso a fine settembre si decide di consumarli ogni sera offrendoli anche ad amici, parenti e conoscenti. Ma come? Proprio lì dove avevamo riposto i nostri buoni propositi di società paritaria, egualitaria e condivisa da tutte e da tutti? Proprio lì dove -almeno nei sogni degli amministratori pubblici- si sarebbe dovuto ingegnare il paradiso in terra (e in mare) dei baresi della costa sud, il luogo magico dove acchiappare a gratis tra i capelli il fresco Levante per sconfiggere il torrido Scirocco? Proprio lì dove si sarebbe dovuta cogliere -anche a tasche vuote- la joie de vivre di chi prima alternava le vacanze solo tra Lido La Vasca e Monte Balcone? Ma che figuraccia! Tutti i comunisti, i socialisti e i socialdemocratici si staranno rivoltando dove adesso sono, se sono (perché alcuni di loro, essendo atei, non dovrebbero stare da nessuna parte).
Mi domando e chiedo: ma davvero meritavamo questo inizio di stagione estiva? Uno scandalo così rischia di scuotere dalle fondamenta il consesso civile. E se una birra costa cinque euro, quanto verrà a cadere un chinotto? Ed un sugo di frutta (come diceva mia zia)? Roba da matti. Ma dov’erano gli amministratori quando hanno permesso ai gestori di subappaltare le zone commerciali a 60.000 euro per tutta la stagione? Di questi tempi quando la recuperi una spesa così onerosa? E gli allestimenti? Ed il personale? Fate i conti in tasca ad un esercente e vedrete che cinque euro sono pure pochi! Superficialità, questa è stata la causa di quanto accaduto. Ora bisogna porre rimedio.
Perché stare “in faccia al mare” a bere o mangiare quacccòsa è patrimonio di tutte e di tutti i baresi e perchè no, anche dei numerosi turisti. Una volta ci si accontetava della “grattamarianna”, del gelato al limone che arrivava su un marchingegno a pedali, della mandorla bagnata e della fetta di noce di cocco preceduta da urla e schiamazzi di ambulanti fantasiosi nella favella: «Piangete bambini, che la mamma vi compra il cocco fresco, il cocco bello fresco».
Nessuna nostalgia, per carità. Bisogna guardare oltre. Bisogna emanciparsi. Vi garantisco che lo si può fare anche senza pagare un tè sei euro. La questione va risolta dall’amministrazione che se ha sconfitto in quella zona le infiltrazioni mafiose, non avrà certo problemi a dipanare questa matassina di qui pro quo. Per piacere, che Torre Quetta resti una “promenade sur mer” e non diventi una promenade de mer…
Bentornato,
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