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Mai più periferie umane

Periferia non è soltanto un luogo fisico, ma è una dimenticanza, una superficialità, un abbandono. Periferia è quando nella lista delle priorità si scivola, costantemente, dopo. Le periferie, anche se viviamo nelle Ztl o nelle aree della movida, sono anche molto vicine a tutti noi. Periferia, dello Stato, è quando un ragazzo con sindrome dello spettro autistico non può contare sul supporto costante di educatori e insegnanti di sostegno. Quando un insegnante viene aggredito per una nota o l’assistente sociale è lasciato solo nei territori senza alcuna possibilità di aiutare concretamente.

Ci sono poi le periferie distanti, quelle che ci sfiorano dai media, quelle delle guerre, della fame, della crisi climatica che costringono su un gommone donne, bambini, uomini che, forse, non arriveranno mai in un altrove migliore. Bari lo sa. Le immagini della Vlora con ventimila albanesi a bordo non si dimenticano, anche se sono passati 31 anni. Ma lo sanno anche ricche città del Nord dove per salvaguardare “la tranquillità dell’ordine pubblico” si respingono donne e bambini sfuggiti alla violenza talebana. Periferia è indifferenza. Il centro è altro: la finanza e il capitale, la produzione la redditività, i dividendi di un’economia che premia sempre chi ha di più. La lotta alle diseguaglianze e la necessità di garantire diritti e giustizia sociale sono da sempre il cuore dell’azione professionale di noi assistenti sociali. Dobbiamo quindi discutere, volutamente nel nostro Sud di quelle che sono le solitudini umane, dei quartieri cresciuti speculando sulle nostre comunità, del lavoro privo di dignità o messo in competizione con la salute di tutti. Vogliamo raccontare che si può fare tanto per cambiare.

E lo facciamo qui, in Puglia, venerdì 21, con la nostra terza conferenza nazionale dedicata alle “Periferie umane e materiali”. Raccontiamo che si possono recuperare interi quartieri con la bellezza portata da giovani architetti guidati da Renzo Piano. Ricordiamo che con la cultura e con la presenza di servizi si ricostruiscono le relazioni nelle nostre comunità, anche quando sembra una terra abbandonata da tutti. Vogliamo portare, nel Sud come nelle aree interne del produttivo Nord, il diritto ad accedere ai servizi educativi, scolastici, psicologici, sanitari e sociali. Come professione vogliamo chiedere alla politica e a tutti coloro che hanno il potere di fare qualcosa, di ridurre le periferie fisiche e umane. Lo facciamo da questo palcoscenico barese con proposte vere, con esperienze che hanno occhi e braccia, non teorie filosofiche da salotto. Progetti concreti che realizziamo in questo Paese tutti i giorni inventandoci interventi anche dove oramai non c’è più nemmeno l’indifferenza. Noi quelle periferie costruite sull’indifferenza le bazzichiamo, ci entrano in ufficio, ci chiedono aiuto anche nei sogni quando hanno lo sguardo di un bambino abbandonato o dimenticato, di un anziano ricoverato o di una donna violata. Gli assistenti sociali, con tutti coloro che ci vogliono essere, credono che per lottare contro ciò che è diseguaglianza e ingiustizia non si debba far elemosina, ma vanno, dati diritti e opportunità. Servono bellezza, cultura, cura dei territori e sostegno delle relazioni umane. Parliamo di persone e vogliamo provare ad accompagnarle perché diventino “centro”. Gli altri stiano pure a difendere il proprio orticello, ma probabilmente saranno anche loro una periferia dimenticata. Prima o poi.

Gianmario Gazzi è presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali

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