In fondo quello che chiedo è poca cosa, niente di impossibile: ovvero che la politica parli senza retorica, senza vestire panni fascisti o comunisti, senza orpelli che con parole altisonanti distolgano lo sguardo dal vero.
La recente richiesta di condanna in primo grado per un ministro è un fatto grave e come tale va trattato sui mezzi di informazione: specie quando riguarda l’infrazione del codice di diritto internazionale dove la sinistra e la destra non intervengono perché esiste da sempre a tutelare la legge dell’uomo e i suoi diritti. Ancor di più quando un Parlamento come il nostro autorizza a procedere su un suo componente per far luce, giustamente, su fatti su cui esiste un’ipotesi di reato.
Eppure assistiamo scandalosamente al trionfo della retorica in merito a questa sentenza: un’azione “della sinistra”, un “rigurgito di comunismo”, un attacco a un ministro meritevole. In questa storia così dolorosa e così folle, nella quale occorreva solo applicare la legge eterna che vive dentro l’uomo, ovvero quello di salvare vite umane in gravissima difficoltà, io trovo rivoltante il fatto che non si guardi alle vittime fortunosamente salvate, e si prenda la scena un ministro che dice di aver difeso “i confini della democrazia”.
Le vittime erano lì perché da decenni migliaia di persone in condizioni estreme sono lì ad attendere l’ingresso in Europa: e continueranno ad esserci se non si trova una soluzione condivisa e allargata al fenomeno migratorio. Fermare una nave non è una soluzione.
Quand’anche fossero tutti clandestini o malfattori (chi può saperlo prima che sbarchino? Nessuno, neanche il ministro, cui tocca il compito di appurare proprio questo), in caso di emergenza di vita, l’obbligo lo stabiliscono il mare e la coscienza: non uccidere. Dunque non c’è da discutere, specie se poi questa cosa è anche legge internazionale. Dunque che i giudici, che non sono né di destra né di sinistra, lo si dica, procedano con buona pace pure della nostra premier: sono loro che difendono i diritti del giusto e garantiscono la tutela della democrazia. Che, a proposito, non ha confini, perché vive di una condivisione partecipata che accoglie e non limita o, peggio ancora, rifiuta.
Bentornato,
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