Corrado Alvaro, non era soltanto scrittore, giornalista, sceneggiatore e poeta; era soprattutto un intellettuale, un uomo incapace di svendere, di mercanteggiare o peggio, di rinnegare il proprio pensiero. Proprio per questo, durante il periodo fascista, il suo nome finì nelle liste di ‘proscrizione’. Dovette riparare all’estero per continuare a scrivere, in Francia e a Berlino; sua la frase che da la stura a quanto scriveremo oggi: “la disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile”.
A cento anni di distanza, possiamo rassicurare l’autore di ‘Gente in Aspromonte’, il dubbio non esiste più.
È da molto tempo, ormai, che il legislatore sforna leggi che complicano la vita a poliziotti e magistrati e aiutano, invece, malfattori e delinquenti a farla franca di fronte alle leggi dello Stato.
Il giochino è divertente per gli stupidi e aberrante per le persone intelligenti. Si tratta nella sostanza di una questione semantica che, abilmente utilizzata, riesce a confondere l’opinione pubblica, la quale si è ridotta a farsi scivolare addosso provvedimenti volti a minare la corretta convivenza sociale. Proviamo a chiarirci: se tu parli di Totò Riina, di Renato Vallanzasca, di Angelo Epaminonda, di Francis Turatello o della Banda della Magliana, sai perfettamente che stai parlando di delinquenti, di veri e propri malfattori.
Se, invece parli di Marcello Dell’Utri, di Umberto Bossi, di Roberto Formigoni, di Cesare Previti o di Sergio D’Elia (quest’ultimo lo conoscono in pochi; ex terrorista di ‘Prima Linea’ è stato condannato a 30 anni di reclusione, poi ridotti a 12, per concorso morale nell’uccisione del poliziotto Fausto Dionisi, è stato deputato con la ‘Rosa nel Pugno’ dal 2006 al 2008, ed è attualmente segretario dell’associazione ‘Nessuno Tocchi Caino; un’associazione che fa il bello e il cattivo tempo all’interno delle carceri Italiane), bene se parli di questi, continui a parlare di politici e non di delinquenti o malfattori.
Accade cioè che, nei confronti di quei personaggi che la storia ha canonizzato come ‘Colletti Bianchi’, si continui a guardarli con una certa superficiale bonomia e non con l’intransigenza che meriterebbero.
È imbarazzante: se digitate su un qualsiasi motore di ricerca la voce ‘politici condannati’, oltre a stupirvi dell’enorme numero, scoprirete che ci sono i nomi di moltissimi politici importanti, che hanno fatto la storia del nostro Paese, la maggior parte dei quali si sono salvati dalle patrie galere grazie alla misericordia di ‘Santa Prescrizione’.
La stessa Santa, alla quale pare essere diventata devota Daniela Santanché. Ma, in Parlamento mica stanno con le mani in mano; giusto per quel giochino semantico di cui vi ho appena raccontato, hanno fatto diventare Legge l’utilizzo del ‘Trojan’ – il sistema usato per le intercettazioni – limitandone l’uso a 45 giorni – ad esclusione dei reati di mafia e di terrorismo. Tradotto significa: per i malfattori veri il Trojan si può usare, per i ‘Colletti Bianchi’ – quelli che sono i malfattori peggiori ma che non bisogna chiamarli così – solo 45 giorni.
Adesso che lo sanno, cominceranno a chiamarsi 45 giorni dopo che qualcuno li ha informati che hanno il telefono sotto controllo. Vuoi che non ci sia una spia capace di fornire queste informazioni?
Ma, per non correre rischi, Enrico Costa, figlio d’arte, pare stia preparando un emendamento che escluda, addirittura, l’utilizzo del ‘Trojan’ per i reati contro la pubblica amministrazione; cioè tutti i reati che riguardano politici, imprenditori e professionisti … i cosiddetti ‘Colletti Bianchi’ appunto.
Ma non è tutto; eccovi la ciliegina sulla torta: stanno preparando la riforma della Corte dei Conti; ve la faccio breve, avete in mente le migliaia di processi per danni erariali nei confronti di politici ladri che si rubavano i soldi dei gruppi consiliari in Regione o dei gruppi parlamentari in Parlamento?
Bene, non sto a dirvi le ‘puttanate’ tecniche che si sono inventati, ma nella sostanza non si potranno più fare. Per la gioia della deputata che abbaia, al secolo Augusta Montaruli, che essendo stata condannata per questo reato, sicuramente ne chiederà la retroattività.
Per fortuna non è ancora legge, ma statene certi che lo diventerà. La casta degli impuniti è al lavoro e nel silenzio della maggior parte degli organi di informazione, stravolge le regole di una corretta e virtuosa convivenza civile.
Ammoniva Giovanni Falcone: «Ci accorgeremo che la mafia è entrata nelle istituzioni, quando le stesse attaccheranno la Magistratura». È la storia di oggi che, purtroppo, supera e rende anacronistico il dubbio di Corrado Alvaro.
Bentornato,
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