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Liste d’attesa, tre proposte per tagliarle

È una disputa continua tra Governo e Regioni sulle responsabilità delle lunghe liste di attesa nelle strutture sanitarie pubbliche. Mi chiedo: c’è davvero la volontà di affrontare di petto il problema? C’è miopia nell’individuare le cause di un problema che si trascina da anni? Oppure è tutto un gioco delle parti?

Le liste di attesa rappresentano un problema che è nato molto tempo fa e che si è acuito con il passare degli anni fino a trasformarsi nella piaga con la quale oggi bisogna fare i conti. Le cause sono il sottofinanziamento cronico del Servizio sanitario regionale (almeno due miliardi in meno ogni anno, con un gap che al momento è di almeno 40 miliardi di euro) e il mancato turnover del personale andato in quiescenza e mai sostituito in maniera adeguata.

A ciò si aggiunge il mancato decollo della medicina territoriale, soprattutto di quella specialistica e della quale le persone hanno bisogno, “surrogata” con l’intasamento dei pronto soccorso. Se si agisce su questi tre fronti, il problema delle liste d’attesa può essere superato, le prestazioni assistenziali possono migliorare e si possono mantenere vitali il Servizio sanitario nazionale e quello regionale.

Tutto il resto sono pannicelli caldi che non risolvono il problema, ma comportano uno spreco di risorse che potrebbero essere impiegate in maniera molto più efficiente.

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