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Linee guida per l’introduzione dell’Intelligenza artificiale a scuola

Pubblicate dal Ministero dell’Istruzione e del Merito le “Linee guida per l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nelle istituzioni scolastiche” allegate al DM n. 166 del 9 agosto 2025: un documento importante, che si propone l’obiettivo principale di fare dell’IA uno strumento di supporto, capace di migliorare la qualità dei processi organizzativi e didattici nella scuola, senza mai sostituire il ruolo umano del docente e, più in generale, della comunità scolastica.

Le Linee guida s’innestano nel quadro dell’AI Act, il Regolamento UE 2024/1689 pubblicato nella GU dell’Unione europea il 12 luglio scorso, che stabilisce e armonizza norme per promuovere una IA eticamente affidabile, mentre a livello nazionale, fanno espresso riferimento alla “Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026”: documento elaborato da un Comitato di esperti per supportare il Governo nella definizione di un piano strategico con l’obiettivo di guidare lo sviluppo dell’IA in modo responsabile e inclusivo.

Le Linee guida presentano diversi punti di forza, specie per quanto riguarda la chiarezza della visione, che punta sulla centralità della persona, in particolare dello studente, ma presenta anche fattori di debolezza, quali un linguaggio troppo burocratico e intriso di tecnicismi, che rischia di allontanare chi lo legge dai suoi obiettivi educativi.

Le Linee guida chiariscono che l’IA non deve diventare uno strumento di controllo o selezione, ma un alleato che rafforza il diritto all’istruzione, e ribadiscono valori etici quali l’inclusione, la non discriminazione, la sicurezza e protezione dei dati: una impostazione che mette al centro le tutele, specialmente per i minori; il continuo richiamo ai rischi, tuttavia, dà l’impressione che il documento sia più preoccupato di proteggersi dai pericoli che di valorizzare le opportunità educative.

Il Ministero indica un percorso per quanto riguarda le fasi operative: definizione dei casi d’uso; pianificazione e sperimentazione graduale; formazione del personale; monitoraggio e revisione. Si tratta di unna traccia metodologica utile, perché offre un ordine logico, ma la traccia appare carente sul piano degli esempi concreti. Com’è possibile, per esempio, nella quotidianità del lavoro in classe, integrare una chatbot o un sistema adattivo? Su questo punto le Linee guida rimangono piuttosto generiche.

Per quanto riguarda la governance e la responsabilità, un’intera sezione è dedicata ai ruoli: dirigenti, docenti, personale ATA, studenti e famiglie. E in questo caso, il proposito di un coinvolgimento della comunità scolastica è sicuramente un punto di forza: l’idea di IA a scuola, infatti, non può essere una scelta calata dall’alto, ma un percorso condiviso. Un aspetto di debolezza, però, deriva dal fatto che non sono fornite modalità pratiche per costruire tale governance. Il principio è nobile, ma rischia di restare sulla carta.

Uno dei nodi più concreti del piano è la creazione, nella piattaforma ministeriale Unica, di un’area interamente dedicata all’IA; sicuramente un punto di forza, uno strumento unico e facilmente, accessibile, che può fare rete tra le scuole, dove sarà possibile trovare linee guida operative, FAQ e checklist, una mappa delle sperimentazioni in corso, con possibilità per ogni scuola di caricare progetti e monitorarne gli esiti. Al tempo stesso, però, resta da capire se sarà davvero facile da usare, o se rischierà di trasformarsi nell’ennesimo contenitore burocratico, più utile per compilare schede che per innovare davvero.

Grande attenzione, inoltre, è data ai sistemi ad alto rischio, come quelli che incidono su selezione, valutazione e orientamento degli studenti. Qui si chiede massima trasparenza, controllo umano, mitigazione dei bias. Inoltre, si prescrive l’uso di accorgimenti tecnici, come il disattivare la memorizzazione dei prompt, impedire la profilazione, proteggere i minori con sistemi di verifica dell’età: tutte indicazioni sagge, perché mostrano consapevolezza dei rischi; indicazioni che però restano molto tecniche, e rischiano di far ricadere in capo alle scuole responsabilità che forse richiederebbero un supporto esterno più chiaro e deciso.

Criticità del documento – Un’analisi esterna, come quella apparsa su “Agenda Digitale”, sottolinea un aspetto facilmente percepibile: il documento è molto ricco sul piano teorico, ma povero di concrete indicazioni didattiche. Dei sei capitoli, solo uno è dedicato all’impatto educativo. Gli altri insistono su aspetti giuridici, organizzativi e di sicurezza; tutte dimensioni importanti, certo, ma senza esempi pratici i docenti rischiano di sentirsi smarriti.

Le Linee guida, in conclusione, rappresentano un passo avanti decisivo, in quanto il MIM affronta in maniera organica il tema dell’IA a scuola. Spetta, ora, allo stesso MIM garantire un supplemento di attenzione a proposito degli esempi operativi e dei modelli di governance attuabili, oltre, ovviamente, alla comunità scolastica tutta, affinché profonda il massimo impegno nel tradurre queste cornici normative in pratiche vive, creative, capaci di rendere l’IA uno strumento non di sostituzione, ma di potenziamento della missione educativa della scuola.

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