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L’illusione prende il voto, tutto il resto rimane a terra

C’è qualcosa di profondamente poetico, quasi filosofico, nel destino dell’aeroporto di Foggia. Un luogo nato per volare, che da anni sembra coltivare con cura l’arte opposta: la permanenza a terra. Un Gino Lisa che, più che aeroporto, ormai pare un laboratorio di fisica quantistica: il volo contemporaneamente esiste e non esiste, è in programma e cancellato, annunciato e rimandato, in un eterno presente di attesa elegante. I passeggeri foggiani vivono un’esperienza zen: prenoti un volo per Milano, e finisci a meditare sul concetto di “partenza”.

È il turismo interiore, la nuova frontiera del low cost: niente bagagli, niente check-in, solo introspezione e parcheggio gratuito. Lumiwings, la compagnia che doveva riportare il Gino Lisa al cielo, si è invece specializzata nel volo immaginario. Aerei bloccati da contenziosi internazionali – più “thriller legale” che trasporto aereo – e una serie di cancellazioni così estese che si potrebbe aprire una nuova tratta: Foggia-Illusione (andata senza ritorno).

Nel frattempo, Aeroporti di Puglia rassicura: “Tutto sotto controllo, i lavori di ampliamento proseguono.” Perfetto: così almeno ci sarà più spazio per far parcheggiare gli aerei… quando arriveranno.

La Regione, da parte sua, promette investimenti, incentivi, piani, programmi. Cifre importanti, parole ancora più importanti. Si parla di 218 milioni per la rete pugliese, di cui una parte al Gino Lisa – che nel frattempo ha visto più conferenze stampa che voli di linea. Una volta completati i lavori, il piazzale sarà pronto ad accogliere dieci aeroplani contemporaneamente. Peccato che, se continua così, dovranno dipingere gli aerei sul cemento, come nei musei all’aperto. E poi c’è la parte più bella: la ricerca del “nuovo vettore”.

Sembra la trama di un reality show locale: Cercasi compagnia disperatamente. Tra i candidati, forse AeroItalia. Gli chiedono di subentrare sulle rotte PSO, le famose “a servizio pubblico obbligatorio”: una formula che, in Capitanata, ormai significa solo una cosa: «se non lo fa per amore, lo farà per dovere». Nel frattempo, i cittadini di Foggia restano in attesa, con la compostezza di un popolo che ha visto tutto e non si stupisce più di nulla. Hanno un aeroporto, ma devono guidare fino a Bari per volare. È un po’ come avere una Ferrari in garage e spostarsi in autobus “perché non parte”.

Eppure, malgrado tutto, il Gino Lisa resiste. Come certi attori che non recitano più, ma che tutti sperano di rivedere sul palco “un’ultima volta, per magia”. Così, tra il serio e il faceto, Foggia continua a sognare. Con dignità, ironia, e un vago profumo di kerosene poetico nell’aria. Non vola, ma sospira con eleganza. E in fondo, se ci pensiamo bene, anche restare a terra – quando lo si fa con stile – è una forma di volo. La storia dell’aeroporto di Foggia è semplicemente una storia che si ripete da troppo tempo: annunci, piani, voli che non partono, promesse che decollano prima dei passeggeri. Sarà arrivato il momento di rinunciare? E, soprattutto, a chi farebbe comodo mantenere questa danza tra attese e cancellazioni: alla città, ai cittadini, o a chi trae vantaggio dal fatto che tutto resti sospeso, tra comunicati stampa e infrastrutture da inaugurare solo sulla carta? Forse il vero decollo che serve è quello della responsabilità, della trasparenza, e di un po’ di buon senso – che, purtroppo, non sempre decollano insieme ai sogni.

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