C’è un Sud che non chiede, ma propone. Che non aspetta, ma agisce. Che non vuole più essere “questione”, ma soluzione. Quel Sud è il Mezzogiorno d’Italia, il suo baricentro naturale, geografico e strategico. È da qui che può e deve partire una delle più grandi sfide del nostro tempo: la costruzione di un’Europa mediterranea. Non si tratta di sostituire l’Europa attuale, ma di ampliarne i confini della coscienza e dell’ambizione.
Per troppo tempo l’Europa ha guardato a Nord, ha parlato le lingue della finanza e della burocrazia, dimenticando di ascoltare i venti caldi del Sud, i bisogni dei popoli che si affacciano sulle sponde del Mediterraneo, le opportunità che si nascondono dove il sole batte più forte e dove la storia ha tessuto le sue trame più ricche. Oggi, però, tutto cambia. Il Mediterraneo torna a essere centro, non più periferia. Le rotte economiche si spostano, le energie si trasformano, le sfide ambientali ed energetiche impongono nuovi paradigmi. E il Mezzogiorno deve avere il coraggio – sì, proprio il coraggio – di guidare questo cambiamento. Di assumere un ruolo attivo, non solo reattivo. La Sicilia – ma il discorso vale anche per altre regioni meridionali come la Puglia – è una piattaforma naturale nel cuore del Mediterraneo. Ha il vento, il sole, il mare. Ha una storia di scambi, di contaminazioni, di civiltà. Ha giovani che vogliono restare, se solo gli diamo i mezzi per farlo. Ha il diritto – e il dovere – di diventare hub energetico, logistico, culturale.
Per farlo, serve una visione. Una visione che abbia il coraggio di parlare di Europa mediterranea. Un progetto ambizioso, che non teme l’integrazione con le coste del Nord Africa, che promuove cooperazione economica, sociale e culturale, che punta alla crescita condivisa. Non si tratta solo di solidarietà, ma di strategia. Perché se crescono le sponde africane del Mediterraneo, cresce anche il Sud Europa. Se creiamo corridoi logistici, flussi commerciali, investimenti produttivi, vinciamo tutti.
Serve, però, anche una rivoluzione mentale. Dobbiamo liberarci dai complessi, dalle retoriche dell’assistenzialismo, dalla paura dell’altro. Dobbiamo scommettere sulle energie rinnovabili, sul mare come risorsa, sulla logistica sostenibile, sull’alta formazione, sulla diplomazia territoriale. Dobbiamo dire al mondo che il futuro passa di qui. Il Mezzogiorno ha tutto ciò che serve: posizione strategica, capitale umano, intelligenza diffusa. Ma deve crederci. Deve organizzarsi. Deve sognare in grande.
Un’Europa mediterranea non è un’utopia. È un’urgenza. È un progetto di pace, prosperità e coesione. È un’opportunità per rilanciare l’intero continente. E la Sicilia, con le sue coste, i suoi porti, la sua storia millenaria, può essere il cuore pulsante di questa rinascita. Oggi non basta più navigare. Bisogna tracciare rotte. E il Sud, stavolta, può essere la bussola.
Bentornato,
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