La nostra società è caratterizzata sempre di più da relazioni fragili che si connettono e si disconnettono in base a interessi economici, in una libera mercificazione dei rapporti umani. Le identità diventano liquefatte, si definiscono con la logica del “segui”, ampiamente visibile sui social e perdono ogni punto cardinale di strutturazione propria. Sono sempre più noti i casi dove una persona imita un personaggio in tutto e si ritrova a vivere una esistenza che non è la sua.
Il noto sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman, dopo aver approfondito a fondo gli esiti della globalizzazione nella postmodernità, ha delineato le caratteristiche della comunità diventata preda di consumismo e precarietà dove il singolo produce in modo sfrenato solo per se stesso. Ci troviamo, pertanto, nell’antitesi del concetto di “bene comune” così come lo stesso Aristotele lo definiva ossia principio cardine della società umana e fine ultimo a cui essa dovrebbe tendere.
L’essere umano è sempre più incline alla persuasione di prodotti commerciali e il consumismo sembra essere diventato la gratificazione migliore per sentirsi accettati nel mondo.
Ostentare un paio di scarpe di tendenza o riprodurre un atteggiamento popolare è un comportamento molto diffuso soprattutto tra i teenager abituati a vivere in condizioni economiche favorevoli dove il marketing riscuote un importante successo nel sistema commerciale.
In tutto ciò le agenzie educanti come scuola e famiglia dovrebbero interagire tra di loro e creare punti di riferimento stabili per i “potenziali adulti” che si stanno affacciando alle sfide del mondo moderno in modo che il loro futuro sia colto come un’opportunità e non come un nemico dal quale non sanno difendersi.
Per fare questo, la soluzione migliore è saper filtrare la conoscenza in modo che possa diventare strumento di comprensione degli eventi e consapevole modus operandi delle proprie scelte. Sarebbe opportuno lavorare di più sulla autostima del singolo intesa come lavoro sulle proprie potenzialità e dare importanza al valore della diversità come arricchimento e non come marginalizzazione. Ognuno di noi è un frammento di bellezza, non solo un pezzo di un ingranaggio.
Pensare di essere luce piuttosto che un semplice tasto di accensione, spingerebbe ognuno a sentirsi motivazione piuttosto che strumento. Gli esseri umani hanno bisogno proprio di questo, sentirsi motivatori della propria comunità che crede nel valore del singolo come promotore di una rete proficua di sani valori umani e condivisi.
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