L’apprendimento deve essere pratico e reale, per stabilizzare e radicare valori e oltrepassare il disvalore di una realtà resa opaca dalla violenza e dall’usurpazione dell’equità. Pratiche che diano giustizia concreta, non soltanto in senso legalitario, ma rispettando i valori dell’etica, del decoro e della dignità umana, quest’ultima, talvolta, vilipendiata dalla vigliaccheria dell’arroganza. Un mondo in cui la regola venga rispettata con adesione spontanea e per gli effetti benevoli che ne discendono dalla sua applicazione, non solo per la sua cogenza e per gli effetti sanzionatori derivanti dalla sua trasgressione, nella consapevolezza che la violazione comprima la libertà e i diritti altrui. Una società, quindi, in cui sia chiara e netta la diversificazione tra diritti e doveri, all’insegna di un inderogabile equilibrio che non può essere leso e offeso dall’iniquità di azioni arbitrarie.
Lo studente deve sentirsi protagonista e deve sentirsi parte integrante di una comunità che non lo escluda, ovvero, deve sentirsi cittadino, nella essenza più nobile dell’espressione, deve sentirsi particella rigenerante del cambiamento, al di là della provenienza, del censo, degli usi e dei costumi. Di guisa, non deve sentirsi appartenente a categorizzazioni non esistenti e arbitrariamente create, se non in un mondo connotato da disumanità. Il mondo è umano e deve essere rappresentativo di umanità e, quindi, deve essere in grado di scacciare ospiti disumani e inaccettabili, come la discriminazione, la violenza, l’incertezza, la fragilità e il dissacrante senso di contrapposizione con il proprio simile. Un mondo che sia accogliente e prossimo ai bisognosi che non devono divenire entità invisibili, in cui gli uomini possano e debbano guardarsi negli occhi, senza pregiudizio e stigmatizzazioni, ma con rispetto reciproco. Si educa all’uguaglianza e si vivrà all’insegna dell’equità.
Il compianto Aldo Moro, d’altronde, nel 1958, quando ricopriva il ruolo di ministro della Pubblica Istruzione, scientemente, reintrodusse l’insegnamento obbligatorio dell’Educazione Civica, con la ferma volontà d’introdurre un percorso votato alla consapevolezza dei prodromi della democrazia e all’acquisizione di quei principi costituzionali fondamentali per uno sviluppo veramente sostenibile e globale, in cui l’ambiente sia preservato e tutelato. Un impegno che può essere alimentato in un momento storico, in cui la violenza prevale sulla ragionevolezza e la pace e in cui spesso il proprio prossimo viene percepito come nemico da abbattere. La lungimiranza di Moro è stata ripresa dal Legislatore, con la legge 92/2019, dal Dm 35/2020 e dalle linee guida del 2023.
La Scuola può e deve contribuire al cambiamento, con la pervicacia dei valori, la forza motrice dell’educazione e la ferma ambizione di creare un mondo migliore.
Bentornato,
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