L’economia in crisi dia una scossa

La compattezza del centrodestra, presentata come granitica in campagna elettorale, sembra si sia sfaldata come gesso di fronte al primo appuntamento istituzionale: l’elezione dei presidenti delle Camere. È ovvio che i voti mancati al Senato sono l’effetto di una difficile trattativa per la formazione del nuovo governo.

Il rovesciamento dei rapporti di forza tradizionali entro il centrodestra con le formazioni di Forza Italia e Lega fortemente ridimensionate e quella di Fratelli d’Italia ingigantita, pesa non poco su questo difficile inizio, e peserà ancora, molto probabilmente, nelle prossime fasi di costruzione del nuovo governo.

I misteriosi bizantinismi procedurali e gli incomprensibili capricci di potere rischiano di rallentare le necessarie risposte che la politica italiana deve dare in un momento cruciale della vita nazionale. Lo scenario che si profila ci riporta indietro agli anni Settanta: prezzi elevati della materie prime, soprattutto energetiche, e conseguente elevata inflazione prodotta da shock esogeno (nell’Unione Europea ha già raggiunto in settembre + 10% su base annua e negli Stati Uniti + 8,1%), adozione di politiche monetarie deflattive da parte delle Banche Centrali per contrastare la pressione sui prezzi (Federal Reserve e Banca Centrale Europea hanno già intrapreso questo sentiero), e quindi conseguente riduzione degli investimenti, del reddito nazionale e dell’occupazione.

In sostanza si preannuncia una nuova congiuntura di stagflazione (stagnazione e inflazione) con effetti severi sulla stabilità sociale, in quanto i salari non sono protetti da meccanismi di indicizzazione (tipo scala mobile) che possano coprire anche in parte l’aumento de costo della vita. A peggiorare ulteriormente la situazione è il ridotto margine di manovra in termini di politica fiscale a disposizione del governo, visto che tassi di interesse elevati e recessione incideranno sulla sostenibilità del nostro elevato debito pubblico. Se è questa la situazione, il governo, che vedrà per la prima volta una donna come premier, non nasce sotto una buona stella.

Il programma del centrodestra afferma come prioritaria la “tutela dell’interesse nazionale e la difesa della Patria”, e punta alla “revisione delle regole del Patto di stabilità e della governance economica al fine di attuare politiche in grado di assicurare una crescita stabile e duratura e la piena occupazione”. Obiettivi che evidentemente porranno il governo italiano in una posizione critica, molto diversa dal rapporto cooperativo che ha caratterizzato i precedenti governi Conte Due e Draghi.

Si delinea così uno scenario incerto nei rapporti intereuropei, favoriti anche da quella opposizione alla moneta unica, che molti esponenti di Lega e Fratelli d’Italia covano ancora come una sorta di segreto rancore contro i burocrati di Bruxelles. La congiuntura negativa non favorirà certo l’attuazione immediata della promessa riforma fiscale che prevede sia l’estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100.000 euro di fatturato e su incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti, sia misure di condono fiscale (Pace fiscale e “saldo e stralcio”). E tantomeno sarà attuabile la riforma degli ammortizzatori sociali, in primo luogo il reddito di cittadinanza, a meno che non si voglia subire una sollevazione sociale, soprattutto nelle regioni meridionali. Intanto, mentre la politica celebra i suoi riti e le sue tattiche (l’incursione esterna che ha favorito l’elezione di La Russa, ha l’obiettivo di destabilizzare ulteriormente la maggioranza e far salire la tensione), gli italiani attendono risposte decisive per superare questo momento difficile.

Rosario Patalano è professore di Storia del pensiero economico all’Università “Federico II” di Napoli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version